Prosa
GENTLEMAN ANNE

Gentleman Anne, una storia audace con qualche sprazzo di pathos

Gentleman Anne
Gentleman Anne © Laila Pozzo

Gentleman Anne è uno spettacolo scritto da Magdalena Barile che prende ispirazione dai diari di Anne Lister, proprietaria terriera inglese vissuta a cavallo tra Settecento e Ottocento che, in realtà, per la libertà con cui visse apertamente le proprie relazioni omosessuali, irrompe nella nostra attualità, a volte ancora provocando scandalo.

GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA

Eros al femminile

La pièce tocca e sfiora svariate tematiche, seguendo molteplici direttrici e adoperando tonalità diverse e variegate. Il palco, ornato di candelabri, poltrone ricoperte da teli, libri sparsi ovunque, a terra e sui tavolini, all’inizio è calcato da due donne dei nostri giorni. Elena Russo Arman e Maria Caggianelli Villani, invero, interpretano le parti di una professoressa universitaria di Letteratura e di una sua allieva, che la corteggia ora velatamente ora con più insistenza.


La prima pare rimanere sulle sue, senza aprirsi molto alle confidenze e, sul piano letterario, demolisce le capacità artistiche di Anne Lister, a cui invece la più giovane dedica la parte centrale della propria tesi di laurea. Senonché, i ruoli presto s’invertono e le attrici si trovano catapultate nei panni di Anne Lister e della sua compagna Ann Walker, ricca ereditiera. 

Le due nel 1834 si sposarono con rito privato e, sebbene lo sposalizio non avesse alcun valore legale, viene ricordato tutt’oggi come il primo matrimonio lesbico d’Inghilterra. Ciò che traspare dalla messinscena non è solo il tema dell’erotismo al femminile, che lo spettacolo ha il merito di sdoganare, in maniera diretta e senza giri di parole, ma c’è anche dell’altro che va a scuotere lo spettatore. 

Il peso di dover scegliere

Le due artiste, difatti, tornano presto a impersonare le due donne dei nostri tempi, dimostrando, tra l’altro, una notevole abilità nell’abitare modi di essere profondamente differenti. E ora, tutto che ciò che prima la professoressa disdegnava e deprecava: la condotta manipolatoria e subdola di Lister nei confronti della moglie e dei più deboli, diviene il movente del suo nuovo e mutato comportamento. 

Ciò che prima decretava meschino e abietto, fuoriesce con prepotenza dai suoi cambiati atteggiamenti e da un oscuro passato che viene alla luce. In quello che si può definire l’unico brano davvero intriso di pathos della sceneggiatura, l’insegnante confessa alla ragazza e a se stessa che “la realtà ti confonde”, ti fa uscire di senno, ti disorienta. 


Quale strada prendere quando capita? Cosa sacrificare? L’ambizione di una carriera gratificante o l’onestà? Una prestigiosa cattedra all’università o un affetto? Le stesse domande tormentano pure la mente della più giovane, anche lei ambiziosa e determinata a diventare una scrittrice affermata. 

A parte qualche buco nero nella trama, il testo teatrale offre degli spunti di riflessione; uno su tutti, il dilemma che ciascuno di noi si trova a fronteggiare quando le cose non vanno nella maniera che avevamo predisposto e prospettato e allora siamo costretti a scegliere, perché altrimenti rischiamo di diventare solo quello che ci capita, a dispetto di tutte le migliori intenzioni e dei buoni propositi iniziali. Di appiattirci sul risentimento che non dà tregua, oppure sui rapporti con gli altri mantenuti e allacciati solo in un’ottica grettamente utilitaristica.
 

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Visto il 07-05-2023
al Binario 7 di Monza (MB)