Si apre il sipario ed eccoci di fronte a una perfetta riproduzione scenografica, sul palcoscenico, del cortile interno di una casa di riposo! Ad un tavolino è seduto un anziano in completo chiaro e cravatta sabbia, intento nel suo solitario, mentre un’altrettanto anziana signora, dal leggero vestitino azzurro, un po’ spaesata erra in solitudine nel giardino. È Gin Game, al debutto in Prima Nazionale al centralissimo Teatro San Babila di Milano, in scena dal 1 al 20 novembre.
La rappresentazione, scritta da D.L. Coburn, è diretta da Francesco Macedonio, con la splendida scenografia di Bruno Garofalo, costumi di Maria Grazia Nicotra e l’accompagnamento musicale di Massimiliano Forza.
Gin Game offre la visione di uno spaccato esistenziale riguardante due vecchi, Fonzia e Weller, ospiti di una casa di riposo, i quali giocando a carte, a Gin appunto, passano diversi momenti piacevoli e alcuni momenti di tensione. Infatti il gioco, oltre a consentire ai protagonisti di conoscersi reciprocamente, scopre anche le rispettive delusioni e fallimenti che i due anno patito nella vita, oltre ad alcuni lati caratteriali meno nobili. Il gioco, infine, li condurrà ad un’analisi, non solamente introspettiva, piuttosto triste e malinconica.
Lo spettacolo vede quali interpreti Paolo Ferrari (Weller) e Valeria Valeri (Fonzia), nuovamente insieme. La coppia deve il suo connubio teatrale ad uno spettacolo del 1965 intitolato “Lo scippo” di Nando Cicero e “Gin Game” è stato il loro cavallo di battaglia dal 1990. Ferreri, prolifico attore cinematografico (partendo da “Ettore Fieramosca” del 1938 a “Manuale d’amore 3” del 2011) è portatore sano d’un piacevole sarcasmo d’altri tempi.
La poliedrica attrice-doppiatrice romana, invece, (“Un posto al sole”, “Il commissario Manara” e doppiatrice, tra le altre, di Pauline Taylor in “Arancia meccanica”, e Diana Douglas in “Vizio di famiglia”) spegnerà le 90 candeline il prossimo 8 dicembre. La straordinaria artista romana verrà inoltre insignita, nei prossimi giorni, del Premio Isimbardi per la sua brillante e longeva carriera teatrale, iniziata nella stagione 1948-1949.
Lo spettacolo, che mantiene un ritmo tranquillo e semplice da seguire, mostra una piacevole contrapposizione fra l’approccio aristocratico e curioso di Fonzia, perfettamente interpretato da Valeria Valeri, e quello sarcastico-ironico di Paolo Ferrari nei panni del misogino Weller. La rappresentazione, fresca e comica specie nella prima parte, considera una serie di divertenti luoghi comuni relativi alle case di riposo, strappando quindi maggiori applausi a quella fetta di pubblico che è anagraficamente più vicina alla storia, per via della facilità di immedesimazioni con i personaggi. Unica lieve stonatura le tirate imprecazioni, sul finire della seconda parte, che forse potevano essere rese in maniera diversa.