“Giulietta e Romeo”? Meglio “Giulietta (e forse Romeo)”. La coreografia di Monteverde sulle potentissime note di Prokofiev è un inno a Giulietta, alla virginale e capricciosa bambina di bianco vestita interpretata da una eterea Noemi Arcangeli. La vediamo dominare le tavole del palcoscenico con il suo fisico infantile, le braccia e le gambe lunghissime che, con le loro movenze fluide seducono gli spettatori e li trascinano nel vortice degli eventi. È lei il personaggio attorno al quale ruota tutta la messa in scena, è lei il punto focale, la stella luminosa attorno a cui gravitano gli altri ballerini, massa più o meno indistinta di comparse senza un vero ruolo. Toccante il suo risveglio dalla morte apparente nella cripta (dei Capuleti?) attorniata da tutti i giovani uccisi dai tragici eventi - Paride, Mercutio, Tibaldo, Romeo - e ancor più il suo suicidio gettandosi sul pugnale stretto dalla rigida mano di Romeo.
Nonostante il celebre nome in cartellone, del Romeo di Kledi Kadiu si vede ben poco e se non ci fossero le giovani donne del pubblico a ricordacelo continuamente, con risate e risolini, sospiri e battimani estemporanei e fuori luogo, probabilmente nessuno si accorgerebbe che, nel balletto tratto dall’immortale “Romeo and Juliet” di Shakespeare, accanto alla tragica eroina c’è anche un eroe. Rigido, glaciale, lontano dalle telecamere Kadiu non si distingue dagli altri ballerini. La coreografia moderna e scattante, creata da gesti insoliti, innaturali torsioni di braccia e gambe, movenze rituali che accompagnano l’ancestrale musica di Prokofiev ricordando uno spettacolo di mimo più che un balletto, sembra non toccare il ballerino Kadiu che continua con evoluzioni stereotipate e assai poco convincenti.
Come poco convincente è la scelta del coreografo e dei costumisti di non distinguere i personaggi e le due famiglie rivali, fatta eccezione per Giulietta. Se un pubblico poco preparato, che ha come unico ricordo della tragedia shakespeariana il film con Leonardo Di Caprio, fatica a capire i rapporti di parentela, a riconoscere i Montecchi e i Capuleti, a discernere la madre di Romeo da quella di Giulietta, Mercutio da Tibaldo, da Romeo, da Benvolio, da Paride, il pubblico colto non può non storcere il naso di fronte a personaggi non caratterizzati, poco sentiti dai ballerini, vuote marionette danzanti il cui unico scopo è dare risalto alla figura di Giulietta.
Superfluo poi il rilievo dato a donna Montecchi, paralitica tiranna in carrozzina, che appare chiusa nel suo mondo, distante dalla tragedia che si sta consumando in scena. E Prokofiev? La sua musica grandiosa e intensa fa risaltare ancora di più, per contrasto, l’ambientazione dimessa e quotidiana scelta per questa messa in scena del celebre balletto. La scena della festa in casa Capuleti, introdotta da uno dei brani più gloriosi ed epici della musica classica, si risolve in un banale ballo in maschera che si ravviva soltanto all’arrivo della bianca Giulietta dell’Arcangeli, unico vero punto di forza dello spettacolo.