Prosa
GIUSTO

Giusto: la tragedia comica e geniale di un disadattato, con riscatto finale

Rosario Lisma
Rosario Lisma © ph. Donato Aquaro

Tenero e tagliente, speranzoso e pessimista, romantico e feroce al tempo stesso questo Giusto di Rosario Lisma: che è anche l’autore del testo e il regista dello spettacolo. L’attore siciliano è one man show: sul palcoscenico ci sono lui, il suo smoking, una bottiglia di vino frizzante in procinto di combinare disastri, e tre fari che si accendono sui vari personaggi creati da Lisma, facendolo passare da un universo all’altro. 

Giusto è uno spettacolo comico, dove si ride parecchio: ma in tre secondi ti ritrovi in un dramma che a volte rischia di sconfinare nella tragedia. 


Giusto è nato su un’isoletta della Sicilia: dove i rapporti umani sono semplici, diretti, autentici e senza ombre come il sole a picco. Poi è andato a Milano, dove ci sono solo maschere. E’ emigrato per lavorare in un ufficio dell’Inps, dopo avere vinto un mostruoso concorso statale da migliaia di candidati.

L’aggettivo mostruoso non è scelto a caso. Lisma infatti riprende e amplifica le tematiche fantozziane di Paolo Villaggio, portandole ad un livello superiore di complessità psicologica e analisi sociale, con relativa critica del sistema. Come Fantozzi, Giusto è un disadattato, un emarginato. Subisce  le dinamiche delle relazioni sociali, dentro e fuori l’ufficio: un posto di lavoro che diventa un universo a parte. Giusto è vittima del sistema, dei colleghi che lo scherniscono, dei superiori che lo umiliano: subisce perché pensa di non avere nemmeno il diritto di ribellarsi. 

> GLI SPETTACOLI IN SCENA <

Giusto come Fantozzi, ma più intelligente

Spende tutte le sue energie per cercare di entrare nel meccanismo delle relazioni sociali degli altri: ma arriva sempre troppo tardi. 

Come Fantozzi ha un sogno sentimentale segreto, e come lui non ha il coraggio di provare a realizzarlo. La conferma di questo parallelismo Villaggio-Lisma arriva dalla scena del karaoke in Giusto, che è omologa a quella famosissima del biliardo in Fantozzi: “Rinterzo ad effetto con birillo centrale, calcio a cinque sponde, triplo filotto reale ritornato con pallina!”. Lisma mette a nudo il meccanismo perverso dei social, che crea una realtà fittizia e parallela, e lo smonta alla luce dell’ingenuità di Giusto.

Rosario Lisma ha una padronanza totale della sua prossemica. Qualche esempio? Si accende una luce e il pubblico vede un uomo insignificante, che fallisce pure nel suicidio, ed empatizza con lui. 


Poi Lisma si gira dall’altra parte e si trasforma in un rampante e tracotante raccomandato. Una mossa veloce, un cambio di mimica, ed è diventato una donna: un’altra anima persa in cerca di una speranza. Un passo di lato ed è un impiegato dell’anagrafe  balbuziente, un collega crudele, una moglie insoddisfatta

C’è tutto, in questo spettacolo: la critica sociale, la satira; l’angoscia esistenziale e psicologica degli emarginati; la solitudine di chi pensa di essere dalla parte del vincente e non è vero; la storia d’amore che ti inchioda per vedere come va a finire; la risata amara e il paradosso che ti fa scompisciare. Nelle inflessioni riconoscete i personaggi di Villaggio, Teo Teocoli, Pino Caruso e chissà chi altro. E quando si spegne la luce, si capisce che in realtà c’è una luce anche per gli ultimi.

Visto il 12-12-2021
al Della Tosse di Genova (GE)