Una grande scommessa quella di riallestire ancora una volta “Grease”. Pericolo inflazione in agguato come un avvoltoio misto al grande coraggio da parte di Federico Bellone, il regista appena venticinquenne da anni delfino di Saverio Marconi. Inevitabili i paragoni con il Grease del ’97 (Cuccarini docet) e, più ancora, del film.
Scommessa vinta, anche con i coscritti di cui Bellone si è circondato, piluccando nella primavera delle migliori scuole italiane (e non) di musical. Cast inverdito ma buona qualità; Danny Zuko è interpretato da Filippo Strocchi, 24 anni, alto, moro e molto travoltiano nello stile. Sulle prime, Strocchi sembra discostarsi un po’ dal modello del Danny cattivone del film, dando al personaggio un piglio più giocherellone e meno bastardello; grande recupero di personalità però nel secondo tempo, dove Strocchi riprende in mano il ruolo, prendendo Danny e rigirandolo come un guanto. Sara Maya, graziosa Sandy, gran bella voce e gambette spettacolari; Luciano Guerra (Kenickie) è adorabile, così come Marco Stabile (Doody).
Senza dilungarsi in melensi incensamenti, un cast valido e di grande sostegno reciproco. Costumi-bomboniera, a opera di Zaira de Vincentiis: gonne a ruota che fanno venir voglia di rifarsi il guardaroba, giacche di pelle da ganzo, il tutto condito da parrucche e nostalgiche cotonature. Plauso alle scenografie; Gabriele Moreschi ha fatto di necessità virtù, confezionando un lavoro eccezionale pur con un budget ridotto: un riuscito collage con le immagini cult di quegli anni, miste a dei colori sgargianti e accecanti giochi di luce. Certo, quelle della versione della Cuccarini erano più impattanti, ma chi se ne importa? L’imprinting di Marconi si vede, è ovvio. E chissà nel futuro. Per ora, laude a te, giovane Bellone: sei riuscito a rendere un evergreen ancora più green, a farci divertire invece che sbadigliare, a convincerci invece di farti criticare.
Visto il
01-03-2006
al
Brancaccio
di Roma
(RM)