Lirica
I CAPULETI E I MONTECCHI

I Capuleti e i Montecchi: un trionfo al femminile

Capuleti e Montecchi
Capuleti e Montecchi © Brescia-Amisano

Il 2022 è iniziato al Teatro alla Scala con una riuscita edizione de I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini che ha visto sul podio il Maestro Speranza Scappucci ed alla regia Adrian Noble, entrambi al loro debutto sul palcoscenico milanese, con Marianne Crebassa e Lisette Oropesa nei due ruoli principali.

Un’opera ispirata non a Shakespeare ma a Matteo Bandello

Scritta da Bellini in meno di due mesi, da metà gennaio ai primi di marzo del 1830, per far fronte ad un impegno preso con il Teatro la Fenice di Venezia, l’opera si avvale del libretto di Romeo e Giulietta scritto da Felice Romani e già musicato cinque anni prima da Nicola Vaccaj. 

(© Brescia-Amisano)


Dato il poco tempo a disposizione Romani operò dei corposi tagli alla stesura originale, riducendo la vicenda dei due sfortunati amanti ad una sequenza di scene non sempre collegate tra loro ed affidando alla “mente dello spettatore il compito di supplire a quello che non appare, negli intervalli che passano tra le une e le altre”

Nell’affrontare questa drammaturgia frammentaria, Adrian Noble, da buon britannico, un po’ si perde a scandagliare lo Shakespeare che non c’è. Il testo di Romani infatti si ispira interamente alla novella cinquecentesca di Matteo Bandello, saltando a piè pari la riscrittura che ne fece mezzo secolo dopo il drammaturgo inglese e quindi, complici i tagli, la vicenda si dipana in modo molto più schematico di quanto siamo abituati a conoscere. 

(© Brescia-Amisano)


Le scene firmate da Tobias Hoheisel, ispirate all’architettura razionalista di Marcello Piacentini, rimandano all’Italia anni ’30, nonostante la sequenza finale della tomba di Giulietta in mezzo agli alberi rievochi i cimiteri-giardino inglesi. 

La regia, che interpreta l’ostilità tra le due famiglie come un prototipo dei vari conflitti che costellano la nostra società, scorre abbastanza lineare e, pur non brillando per particolari intuizioni e ripiegando spesso su dei tableaux vivants, ha il pregio di non creare inutili sovrastrutture o andare in direzione opposta rispetto alla musica, anche se alcune soluzioni, tra cui la passerella dei camerieri nella scena del banchetto, suonano superflue e gratuite.

Grandi interpreti per un successo meritato

Le sorprese migliori di questa produzione arrivano dal versante musicale. Speranza Scappucci, che può vantare due primati: quello di prima donna italiana a dirigere un’opera alla Scala e di prima donna in assoluto a dirigervi un titolo del repertorio classico, si disimpegna assai bene. All’inizio dà l’impressione di essere un po’ muscolare ma poi le atmosfere si stemprano e nelle scene più liriche trova i colori giusti e la musica di Bellini sgorga spontanea, grazie ad una concertazione ricca, chiaroscurata, rispettosa delle dinamiche e attentissima al canto.  Un debutto meritatamente applaudito.

Speranza Scappucci


Nei due ruoli protagonisti la locandina sfoggia due autentiche fuoriclasse. Marianne Crebassa delinea un Romeo straordinario: mercuriale e credibilissimo nella costruzione del personaggio. Per una volta in questo ruolo en travesti non abbiamo visto la solita donna in calzamaglia maschile ma, complice il costume sbarazzino disegnato da Petra Reinhardt, un ragazzo carismatico ed appassionato. Il mezzosoprano francese ha una linea di canto impeccabile e un registro grave perfettamente timbrato, mentre gli acuti non sempre sono perfettamente a fuoco. 

Lisette Oropesa, soprano dalla voce meravigliosa, è la Giulietta di riferimento dei nostri giorni. Le agilità sgorgano luminose, i filati e le mezzevoci sono da manuale, il fraseggio morbidissimo e l’emissione sempre omogenea. Un’interpretazione, la sua, destinata a rimanere negli annali della Scala.

(© Brescia-Amisano)


Michele Pertusi è un Lorenzo di gran lusso, autorevole ma allo stesso tempo empatico e partecipe nel tentativo di proteggere i due innamorati. Jongmin Park è un Capellio dalla voce imponente ma un po’ruvido nel fraseggio mentre Jinxu Xiahou si disimpegna adeguatamente nel ruolo di Tebaldo.
Ottima come sempre la prova del Coro del Teatro alla Scala diretto da Alberto Malazzi.

Al termine applausi per tutti gli interpreti con ovazioni prolungate per Oropesa, Crebassa e Scappucci.

Visto il 23-01-2022
al Teatro Alla Scala di Milano (MI)