Lirica
IDOMENEO

Idomeneo alla Scala: tra classicismo e Sturm und Drang

Idomeneo
Idomeneo © Brescia & Amisano

Idomeneo è tornato dopo dieci anni al Teatro alla Scala in un nuovo allestimento firmato da Matthias Hartmann, con la direzione di Diego Fasolis. Sul podio Diego Fasolis ha mostrato grande attenzione alla qualità del suono, asciutto, incisivo e ricco di colori.

Titolo di svolta all’interno della produzione operistica di Wolfgang Amadeus Mozart, Idomeneo è tornato dopo dieci anni al Teatro alla Scala in un nuovo allestimento firmato da Matthias Hartmann, con la direzione di Diego Fasolis.

Opera innovativa del giovane Mozart

In quest’opera, che debuttò a Monaco nel 1781, il ventiquattrenne Mozart già cercava di superare gli schemi rigidi dell’opera seria all’italiana di impianto metastasiana, rivolgendo lo sguardo allo stile gluckiano della tragédie lyrique. Sono molte quindi le innovazioni introdotte nella partitura, tra cui brani orchestrali, danze e, soprattutto, un uso diverso del coro che da una funzione prettamente decorativa assume valore drammatico.



In quegli anni iniziava ad affermarsi in Germania il movimento poetico dello Sturm und Drang, che significò un maggiore interesse per l’aspetto psicologico ed emotivo dei personaggi che è alla base di questo allestimento. Nella regia di Hartmann il terrore per la vendetta del dio Nettuno che attanaglia Idomeneo non necessariamente nasce dalla reale esistenza della divinità, ma potrebbe benissimo essere frutto della fantasia del protagonista, traumatizzato, al ritorno dalla guerra di Troia. Ecco che quindi all’interno di una Creta rappresentata con toni cupi e chiaroscuri tipici dello stile preromantico, in cui si stagliano simboli arcaici (uno su tutti Il Minotauro), agiscono figure astratte color argento che rappresentano il terrore di Idomeneo per la vendetta da parte del dio del mare, e che impreziosiscono una regia che per il resto si muove su schemi sostanzialmente tradizionali.


Valido cast, orchestra espressiva e ricca di colori

Il versante musicale è dominato dall’Elettra di Federica Lombardi che, dotata di un timbro brunito, corposo nei centri e svettante nell’acuto, ha tratteggiato un’eroina carismatica, degna figlia di Agamennone, confermando quanto sia meritato il Premio Abbiati recentemente assegnatole. Di ottimo livello anche la prova di Michèle Losier, che, perfettamente a suo agio nel registro medio-grave ed elegantissima nel fraseggio, ha risolto con disinvoltura il personaggio maschile di Idamante.

Bernard Richter, è un’Idomeneo angosciato, vittima delle proprie paure autore di un’interpretazione estremamente credibile grazie ad una voce solida e squillante e ad un timbro scuro e suadente. Julia Kleiter sfoggia un ottimo strumento vocale, soprattutto nel registro acuto, ma la sua Ilia, seppur ottimamente cantata, suona a volte un po’ distaccata. Giorgio Misseri è un Arbace dalla voce morbida e ben timbrata, che ottiene un successo personale nell’aria del terzo atto “Se colà ne’ fati è scritto”. Buone le prove di Kresimir Spicer (Gran Sacerdote), Emanuele Cordaro (La voce), Silvia Spruzzola e Olivia Antoshkina (Due cretesi) e Massimiliano Di Fino e Marco Granata (Due troiani).



Sul podio dell’Orchestra del Teatro Alla Scala Diego Fasolis, che ha sostituito il previsto Christoph Von Dohnányi, ha mostrato grande attenzione alla qualità del suono, asciutto e incisivo ma espressivo e ricco di colori, che non esita ad ammorbidirsi nei passaggi più lirici ed introspettivi. Ogni singolo momento è stato sapientemente caratterizzato da un’orchestra che, sebbene suonasse su strumenti moderni, si è mostrata sensibile ai canoni della musica storicamente informata, di cui Fasolis è uno dei massimi esponenti.
L’eccellente prova del coro diretto da Bruno Casoni ha contribuito al successo della serata.

Visto il 22-05-2019
al Teatro Alla Scala di Milano (MI)