Un giovane ed energico Mozart irrompe nella tragedia classica e crea l’Idomeneo, uno dei suoi primi capolavori. L’opera è in italiano, con il libretto di Gianbattista Varesco: che però tradisce le sue influenze francesi, come nell’uso abbondante di cori e coreografie.
Prosegue quindi la politica del sovrintendente Claudio Orazi, di alternare al Carlo Felice di Genova uno spettacolo “usato sicuro” a spettacoli meno conosciuti e in parte sperimentali. Come dire: un occhio alla cassetta e uno alla missione di promozione e salvaguardia culturale affidata dalle istituzioni ad enti lirici come questo.
Allestimento della Scala adattato per Genova
Lo spettacolo visto a Genova è stato ottenuto adattando un allestimento andato in scena alla Scala di Milano tempo fa. Il palcoscenico è quasi interamente occupato dal relitto di una nave arenata su una spiaggia di Creta dopo essere tornata dalla guerra di Troia: ma dalla forma potrebbe anche ricordare la cassa toracica di un enorme cetaceo.
Cantanti, coro e mimi si muovono al suo interno, creando un effetto “Giona nella Balena”. C’è una testa altrettanto enorme di Toro, chiara allusione mitologica a Creta: che sembra si sia staccata dalla nave durante il naufragio, come se fosse stata la sua polena/rostro. Il tutto su una pedana girevole: che con l’uso sapientissimo delle luci, delle coreografie, della regia con la posizione degli attori sul palcoscenico, sostituisce i cambi di scena.
Spettacolo perfetto dal punto di vista tecnico. La regia è di Matthias Hartmann, le scene di Volker Hintermeier, i costumi di Malte Lübben, le coreografie di Reginaldo Oliveira, le luci di Mathias Märker e Valerio Tiberi. Sul podio c’era Riccardo Minasi, direttore musicale del Teatro.
La forza creativa del giovane Mozart incontra la Tragedia
Il libretto, che ricorda un Pietro Metastasio più movimentato, viene potentemente influenzato dalla forza creativa del giovane Mozart. Minasi riesce a rendere al 100% la sua energia musicale, curando al contempo una concordanza millimetrica con quanto avviene sul palcoscenico.
L’intreccio è tutto basato sul dramma di Idomeneo, re di Creta. Per salvarsi dalla solita tempesta al rientro dalla guerra di Troia, Idomeneo giura a Nettuno che ucciderà il primo essere umano che incontrerà una volta sbarcato, e glielo offrirà in sacrificio: solo che la prima persona che incontra è suo figlio Idamante. Idomeneo tergiversa, Nettuno fa una strage di innocenti cretesi, poi decide di intervenire in prima persona: ferma la strage ma costringe Idomeneo ad abdicare in favore del figlio Idamante. Che qui è un soprano, dopo che in origine il ruolo veniva affidato ad un castrato.
La bravissima Cecilia Molinari riesce a rendere credibile anche per la sensibilità contemporanea un giovanotto focoso che canta con voce da soprano. Merito anche sua voce calda e dotata di spessore, anche negli acuti più cristallini.
Benedetta Torre è profeta in patria
Entusiasmo anche per la genovese Benedetta Torre, eroina di casa, nei panni di Iria e cioè l’aspirante fidanzata di Idamante. Torre, che benché giovane ha già una vasta esperienza internazionale, ha mostrato di avere un timbro chiaro e squillante, con una bella estensione vocale e padronanza soprattutto degli acuti.
Una prova virtuosistica sottolineata anche dal costume che la mette in risalto: perfetta nel ruolo della fidanzata dell’eroe. Idomeneo è Antonio Poli, il tenore eroico come te lo aspetti, dal temperamento risoluto ma sofferente nell’affrontare le scelte dolorose imposte dal ruolo.
Ha dato il meglio di sé nei due punti cruciali della sua parte: le arie “Mai non cessa minacciar” e la ancora più complessa “Fuor dal Mare”. Potente a coprire tutta l’estensione del teatro la voce del basso Ugo Guagliardo nel Nettuno ex-machina che irrompe dalla balaustra su in alto alla fine della galleria.
Elettra, dall’Olanda con furore
Chiusura in bellezza con Elettra, rossa di fuoco olandese, che con le sue tre arie ha ricreato con la massima naturalezza in scena l’atmosfera delle tragedie greche, dando al suo personaggio l’aura della Furia Infernale. Da 10 e lode l’aria “Idol mio”. Da applausi l’aria “D’Oreste, d’Aiace” in cui arriva quasi al Do acuto. E che dire del pezzo forte “Tutte nel cor vi sento”? Buono l’Arbace di Giorgio Misseri.
Da segnalare il balletto della Fondazione Formazione Danza e Spettacolo “For Dance ETS”. Sempre ottimi il coro e i mimi del Carlo Felice, indispensabili per la buona riuscita di ogni spettacolo: soprattutto di questo, dove grazie alla regia danno vita a una scenografia immanente e incombente che rischiava di diventare l’immobile personaggio principale con la sua invadenza sul palcoscenico.