Una bottiglia, un bicchiere, una poltrona. Un quadro. Alcune leggiadre stoffe nere dividono il palco creando corridoi nascosti. L’aria è misteriosa, tra il noir e il gotico. È l’atmosfera giusta per inscenare, dal 21 al 27 ottobre, “Il caso Dorian Gray” sul palco del piacevolissimo Teatro Libero di Milano.
Per l’occasione la platea del particolare teatro milanese è gremita e lo spettacolo offerto certo non tradisce le aspettative.
Ripreso dal romanzo scritto nel 1890 da Oscar Wilde, “Il caso Dorian Gray” rilegge l’opera dello scrittore irlandese da un punto di vista differente, quello di un’inchiesta. Come testimoni, vengono chiamati tre personaggi che, diversamente da ciò che accade nel romanzo di Wilde, qui rivestono la stessa importanza. Anzi, sono fondamentali per integrare progressivamente la storia, che nessuno dei tre conosce sino in fondo, raccontando il proprio punto di vista, quindi risultando fondamentali per la completa ricostruzione del caso.
L’inizio è tutto di Lord Henry Wotton, dandy tanto sofisticato quanto fatuo e bravo ad alternare sentenze aforistiche ad un linguaggio aulico e sfuggente. Questi, forse con qualche triste rimpianto, introduce le vicende di Dorian Gray. È poi il turno di Basil Hallward. Il pittore, uomo sensibile e solitario, è preda di un’ammirazione morbosa nei confronti di Dorian Gray e racconta dello sviluppo del suo ritratto. Infine tocca allo stesso Dorian Gray, bellissimo, vanitoso e perfido, cercare quasi un riscatto sino a concludere il racconto leggendo un appunto scritto da Henry Wotton che chiuderà così il cerchio dopo attimi di vera suspense.
Inscenato dalla Compagnia Teatrozeta (www.teatrozeta.it), scritto da Giuseppe Manfridi e diretto da Pino Micol, è interpretato da Manuele Morgese.
L’attore e regista napoletano, è fondatore e direttore artistico della Compagnia Teatrozeta che dal 2002 opera in Abruzzo presso il Teatro Zeta – Piccolo Teatro Studio di L’Aquila, dal 2005 parte del Consorzio Circuito Nazionale Teatri Possibili. Altre importanti produzioni della Compagnia Teatrozeta sono senza dubbio “Federico II” e “Masaniello”entrambi scritti dallo stesso Manuele Morgese e diretti da Brando Minnelli.
Manuele Morgese, nel “Caso Dorian Gray”, vestendo prima i panni di Henry Wotton, poi quelli di Basil Hallward ed infine interpretando anche Dorian Gray, esprime alla perfezione forse proprio l’essenza del creatore del romanzo. Difatti Wilde, nel 1984, scrisse così in una lettera: “Basil è ciò che penso di essere. Henry è ciò che il mondo pensa di me. Dorian è ciò che io vorrei essere”.
L’artista partenopeo è stato sicuramente interprete di un’ottima prestazione, anche in considerazione del complesso pezzo iniziale. Perfetto anche nella mimica e nell’atteggiamento, sempre diverso da personaggio e personaggio, aiutato in questo anche da un sapiente effetto di luci. Buona anche l’ambientazione noir che contribuisce a trasformare il romanzo in “caso”. Apprezzabile anche l’intermezzo fra un personaggio e l’altro, quasi a simboleggiare l’affannosa ricerca nei bui meandri della memoria per la ricostruzione della storia. Infine un elogio anche all’adattamento, in grado davvero di tenere alta la suspense sino alla fine.
“Il caso Dorian Gray”, insieme alla “Leggenda di Redenta Tiria”, è infine inserito nella Festa del Teatro 2009 in calendario per il 24 e 25 ottobre che darà l’occasione di assistere alle repliche di queste rappresentazioni al costo d’ingresso di 4,00 euro (prevendite dal 16 ottobre, maggior informazioni su www.teatripossibili.it).
Visto il
23-10-2009
al
Libero
di Milano
(MI)