Le Nina’s Draq Queens portano in scena un luccicante Cechov in Il giardino delle ciliegie, riadattamento del più famoso Il giardino dei ciliegi.
Spettacolo tutto al femminile
Il regista Francesco Micheli decide di eliminare tutti i personaggi maschili, assorbiti da quelli femminili, ad eccezione di Lopachin, relegato ad una voce fuori campo incalzante e tragica. In questo modo i personaggi femminili cechoviani assumono caratteristiche che nell’opera originale restano appena velati: la smania di essere al centro dell’attenzione anche nel momento della disgrazia, la voglia di ridere nonostante tutto, il bisogno di piangere e disperarsi per sfogare la propria tristezza. Nel finale poi emerge con una forza straordinaria come la vendita del giardino dei ciliegi non sia tanto una sofferenza, quanto una liberazione: dopo l’annuncio di Lopachin infatti i personaggi salutano la casa con già un velo di nostalgia nella voce, toccano gli oggetti sospesi uno alla volta, ma mentre si portano verso la ribalta per lasciare la casa, guardano l’orizzonte davanti a loro e sospirano, come se in realtà avessero finalmente abbandonato una preoccupazione che le attanagliava e non gli permetteva di andare avanti.
Vaudeville: una riscrittura brillante
Micheli trasforma inoltre questo dramma in un vaudeville, cioè in una commedia leggera dove alla prosa si alternano strofe cantate su arie conosciute, come ad esempio Tchaikovsky, Volare di Domenico Modugno o Il cielo in una stanza di Gino Paoli. Il regista cerca di ridare una nuova dignità alla figura artistica della drag queen, slegandola da una concezione di spettacolo puramente di intrattenimento e varietà. L’operazione è curiosa e rimanda al pubblico un Cechov meno tragico e più scanzonato; ma è un’operazione lecita? Fino a che punto un classico può essere stravolto? Quali sono i limiti entro i quali bisogna condurre una riscrittura? In questo caso i temi e le atmosfere cechoviani più importanti non vengono traditi: i personaggi sono nostalgici, soli, isolati, tristi e a tratti patetici, e proprio per questo a volte sono capaci di generare il riso tra gli spettatori; la nostalgia di un’infanzia perduta e mai ritrovata aleggia perennemente tra una canzone e l’altra.
Ne Il giardino delle ciliegie le Nina’s Draq Queens con la regia di Francesco Micheli mettono in scena un Cechov atipico, più chiaro, più brillante. Sei ciliegie deliziose raccontano su un palco pieno di terra e oggetti ghiacciati, cristallizzati, una storia tragica, ma con piglio non troppo severo, facendo ridere, ma sempre con le lacrime agli occhi.