A settantacinque anni dal debutto cinematografico, Il grande dittatore di Charlie Chaplin approda per la prima volta a teatro: prodotto dalla Società per Attori, per la regia di Giuseppe Marini e l’adattamento di Massimo Venturiello.
L’opera, composta e diretta da Charlie Chaplin, è una vera denuncia del regime liberticida nazista, dei suoi crimini e del suo leader che nel film è affrontato coraggiosamente e con fare dissacrante. La dicotomia umana rappresentata dalla perfetta somiglianza tra il barbiere ebreo e il dittatore viene mescolata dall’autore inglese fino a fondersi e confondersi nelle scene finali.
"Chaplin tratta un argomento terribile con una leggerezza, un’ironia e un sarcasmo che oltre divertire induce a riflettere, poiché utilizzando un certo modo leggero a volte il risultato è addirittura maggiore perché non coinvolge emotivamente”, afferma Venturiello.
Il primo film parlato interpretato dall’artista inglese è stato candidato a cinque premi oscar e nel corso dei successivi decenni si è rivelato un vero proprio capolavoro. Ci sono voluti quasi cinque anni per convincere gli eredi di Chaplin, i quali avevano avuto indicazioni per non cedere i diritti relativi a opere cinematografiche per le trasposizioni teatrali e, una volta convinti, hanno chiesto a Venturiello di produrre un adattamento molto aderente all’originale. La trasposizione teatrale è però diversa poiché nel film è molto potente l’interpretazione chapliniana, mentre il genio attoriale di Chaplin non è replicabile. Così la commedia musicale si concentra sul messaggio, attraverso una strada astratta e un impianto scenico irreale, ma con contenuti drammaturgici fortemente reali e concreti
Nella commedia musicale la satira al regime è mantenuta grazie alla regia di Marini e attraverso l’interpretazione di Venturiello e di Tosca nei ruoli principali. La collaudata coppia collabora da oltre un decennio: dalla brechtiana Opera da tre soldi (2003), a Romana (2005), poi Gastone (2006), fino a La Strada, (2008, tratto dal film di Fellini) vincitore di tre premi Olimpici e Musicanti (2009), tutti con lo stesso Venturiello a curarne la regia e la splendida voce della cantante romana.
L’interpretazione di Tosca risulta molto divertente nelle parti recitate, in particolar modo nel ruolo della signora Napoloni. Venturiello, evitando la caricatura o l’omaggio a Chaplin, è abile nel creare il doppio personaggio del barbiere ebreo smemorato, con le sue vicende nel ghetto, e del dittatore Adenoid Hynkel, con i suoi imbarazzanti costumi e bizzarri comportamenti. Infine ottima interpretazione anche per Lalo Cibelli nel ruolo di Napoloni.
L’accompagnamento delle musiche composte da Germano Mazzocchetti, straordinaria base per gli inframmezzi da musical, esaltano le qualità vocali di Tosca (vincitrice di Sanremo ‘92 in coppia con Ron), che impreziosisce la commedia musicale con il valore aggiunto della sua incantevole voce.
In conclusione il successo cinematografico avanguardistico, prodotto negli Stati Uniti nel 1940, si mantiene attuale e la sua riduzione teatrale arriva puntuale in uno dei momenti nei quali da una parte la libertà della società civile è sempre più minacciata e dall’altra leadership spietate opprimono intere popolazioni. Ascoltare il “discorso all’umanità” del finale, accarezza l’animo dello spettatore tra le poltroncine del teatro e lo induce a riflettere con un semplice ma davvero potente messaggio.