Danza
IL LAGO DEI CIGNI

Un <i>lago dei cigni</i> popolare.

Un <i>lago dei cigni</i> popolare.
Nel suo cartellone rinnovato, accanto a interessanti titoli di prosa, il Quirino propone un altrettanto interessante carnet di spettacoli di danza. Fino a domenica 14 febbraio è in scena Il lago dei cigni su musiche di Piotr Ilic Ciajkovskij nell'allestimento del Balletto di Mosca La Classique fondato nel 1990 dalla stella del Bolshoij Nadjesda Pavlova e attualmente diretto da Elik Melikov (disegnatore passato al teatro quando la Perestrojka di Gorbaciov gli permise di erigere un laboratorio per la produzione di costumi, scarpette da ballo, attrezzature, scenografie e decorazioni). La compagnia riunisce circa 50 tra danzatori e danzatrici formatisi presso le più prestigiose accademie della CSI dal Bolshoi di Mosca al Kirov di San Pietroburgo ai Ballets Theatres di Kiev, Perm, Tbilisi e Odessa, diretti da Alexander Vorotnikov coreografo e maître de ballet. Il lago dei cigni che La Classique presenta al Quirino di Roma, si distingue per una edizione più agile, con qualche taglio (manca per esempio l’incantesimo che apre il balletto e vede Odette trasformata in cigno) e si conclude con un lieto fine (introdotto per la prima volta nel 1937 da Asaf Messerer), dove Odette non muore ma viene liberata da Siegfried dopo che questi ha sconfitto Rothbart. D'altronde non si può chiedere coerenza filologica a uno dei balletti che ha conosciuto più versioni durante il corso del tempo. La prima messa in scena, a cura del coreografo Julius Wenzel Reisinger al Bolshoi di Mosca nel 20 febbraio 1877, l'unica cui abbia assistito Ciajkovskij, fu un fiasco. Solo grazie alla nuova coreografia di Marius Petipa (1° e 3° atto) e Lev Ivanov (2° e 4° atto) con una diversa sequenza dei brani musicali (e l'inserimento di altri brani musicali di Ciajkovskij e di Riccardo Drigo) nel 1895 ottenne il successo che lo ha imposto all'attenzione mondiale. Con questa nuova coreografia Il lago dei cingi si impose come magnifico esempio di danse d'école in cui si intrecciano pantomima e divertissement (le danze folkloristiche del terzo atto) con il rigore coreutico della scuola russa. Il giullare di corte, ormai diventato una tradizione, assente anche in questa nuova versione, fu aggiunto solamente nel 1901 da Aleksandr Gorskij, allievo di Petipa. Nella versione di Vorotnikov ci sono anche reminiscenze del famoso allestimento coreografato da Nureyev nel 1964 (come il passo a quattro delle principesse con i ventagli del terzo atto). Il Lago dei cigni è il luogo comune dei balletti di danza classica conosciuto anche al di fuori della cerchia degli appassionati di quest'Arte proprio per la sua rinomata storia d'amore (tormentata, ma, come si è detto, presentata stavolta con un lieto fine) eseguita dal Balletto di Mosca con una coreografia priva di eccessivi manierismi ottocenteschi, mantenendo però intatti tutti i passi e le coreografie che lo hanno reso famoso. Ritroviamo quindi le costruzioni geometriche del corpo di ballo, gli ampi movimenti dei cigni, i bellissimi pas de deux, e il celebre Pas de quatre.
Un allestimento tradizionale di notevole impatto a partire dai costumi curati e coloratissimi secondo la tradizione russa e quella per i bianchissimi tutù dei cigni. Il corpo di ballo, nonostante la giovane età, mostra delle spiccate capacità tecniche, di coordinamento nei movimenti di gruppo e di cura scenica per i controscena (quando i ballerini e le ballerine stanno fermi ma sono ancora in parte). Per i solisti impeccabili la bravura e la classe dell’étoile Nadejda Ivanova nel duplice ruolo di Odette/Odile (indimenticabili i 32 fouettées). Molto apprezzati dal pubblico anche il cattivo Rothbart interpretato da Roman Shuparsky e il Buffone di Andrey Lyapin che si prende l'applauso più caloroso. L'unico dubbio è nella resa emotiva della coreografia che, nonostante lo sforzo profuso alla drammatizzazione, non sa coniugare danza con gli stati d'animo dei personaggi, risultando fredda, algida, poco passionale. Qualche dubbio sulla performance di Andrei Shalin dal corpo troppo massiccio per avere la necessaria leggerezza che il ruolo gli richiede ma va anche ricordato che il Quirino, e lo diciamo con tutto il rispetto, non ha un palco adatto per la danza classica essendo poco largo e profondo costringendo il corpo di ballo in spazi un po' angusti per dare davvero aria alle coreografie. La massiccia presenza del pubblico (in un teatro praticamente tutto esaurito) delle età e censi più diversi dimostra il bisogno di un nutrito programma di balletti a prezzi popolari come quelli del Quirino (il cui biglietto più caro costa 30 euro) contro i prezzi praticati dal teatro dell'opera che offre una notevole stagione di balletti ma i cui biglietti più cari costano ben 130 euro... Una scelta indovinata quella del Quirino dunque, premiata dal pubblico, alla quale va riconosciuto il valore di diffusione culturale e di accesso democratico a un bene prezioso quanto elitario come la danza classica.
Visto il 11-02-2010