Prosa
IL MALATO IMMAGINARIO

L’irresistibile comicità di Solfrizzi esalta Molière

Il malato immaginario
Il malato immaginario © Luigi Cerati

Il malato immaginario, nell’adattamento di Guglielmo Ferro, è una pièce divertente, a tratti comica, con un buon ritmo drammaturgico e soprattutto è arricchita da una trascinante interpretazione di Emilio Solfrizzi.

Lo spettacolo è capace di colpire la platea, mantenendo sempre alta l’attenzione del pubblico, alternando battute comiche a momenti drammatici. Anche grazie a questa peculiarità, l’ironia e il sarcasmo di Emilio Solfrizzi, e la sua espressività davvero caratteristica, esaltano Il malato immaginario diretto da Ferro dipingendo efficacemente i contenuti dell’opera di Molière. Grande divertimento per il pubblico e anche un apprezzato omaggio per celebrare la ricorrenza dei 400 anni dalla nascita dell’autore francese.

 

GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA

La critica alla società del XVII secolo 

Con Il malato immaginario, Molière denunciava l’insufficiente formazione culturale della classe medica del tempo, accusando dottori e farmacisti di essere egoisti, ipocriti, avidi e pomposi. Allo stesso tempo, però, anche il malato e le manie ipocondriache erano oggetto della sua satira. 

Concepita inizialmente come una comédie-ballet composta in tre atti seguiti da altrettanti intermezzi musicali accompagnati da balletti, è stata rappresentata per la prima volta il 10 febbraio 1673, con lo stesso Molière ad interpretare Argante (fino alla propria morte avvenuta soltanto una settimana dopo il debutto).


Lo spettacolo è ambientato nella casa di Argante, un uomo di mezz’età, ipocondriaco e convito di essere molto malato. Proprio per questo Argante vuole dare in sposa una delle sue figlie, Angelica, a Tommaso Diaforetico, nipote del dottor Purgone che lo ha in cura ed è anch’egli medico. Il solo scopo di Argante è quello di aver così a disposizione, gratuitamente, un medico direttamente a casa, in quanto suo genero.

Angelica è, però, innamorata di Cleante e sia la serva Tonietta che Beraldo, fratello di Argante, sono dalla parte di Angelica. Sullo sfondo, intanto, la seconda moglie di Argante punta soltanto ad averne l’eredità. Sarà il sorprendente finale a scompaginare le carte e ad aprire gli occhi ai personaggi.

Tanta comicità, poca musica

L’adattamento di Guglielmo Ferro è efficacie e rende ancor più frizzante l’opera di Molière. L’interpretazione di Emilio Solfrizzi (Argante) è di grande qualità perché diverte e mette in risalto le numerose sfaccettature caratteriali del protagonista. 

Molto buone anche le performance di Lisa Galantini (Tonietta) e Viviana Altieri (Angelica): irriverente e ironica la prima, caparbia la seconda. Entrambe mostrano grande sintonia nella recitazione con Solfrizzi, anche a livello di interazione fisica sul palcoscenico. Infine geniale (e un po' inquietante!) l’interpretazione di Luca Massaro nei panni di Tommasino.


Semplice ma originale la scenografia: sviluppata in verticale, nella parte centrale del palcoscenico, dà l’idea di una vera casa su più piani e contribuisce bene anche alla costruzione delle emozioni, come la preoccupazione e l’apprensione del Solfrizzi corre su e giù per le scale. 

D’altro canto il palcoscenico poteva essere sfruttato meglio anche orizzontalmente, nelle parti laterali, arricchendolo con altri oggetti di scena. Da apprezzare molto la scelta dei costumi che caratterizzano ulteriormente i personaggi: come ad esempio vestire Tommasino da pagliaccio che ne evidenzia la grottesca inettitudine.

L’accompagnamento musicale è purtroppo utilizzato pochissimo. Rinunciare alle musiche, che potevano sottolineare meglio i momenti tragici o comici dello spettacolo, è senz’altro un aspetto da valutare meglio nuovamente. In conclusione Il malato immaginario è una rappresentazione fedele ai contenuti originali e ben recitata.

Visto il 12-11-2022
al Manzoni di Milano (MI)