Le nuove normative anti Covid, finalizzate a mantenere il distanziamento tra le persone, hanno rivoluzionato l’idea di spettacolo dal vivo, costringendo i teatri a reinventarsi sia negli spazi che nelle forme di rappresentazione.
Intrigante ed azzeccata l’idea proposta dal Teatro Nuovo di Verona, primo teatro ad avere riaperto in tutto il Veneto, che ha costruito Il muro trasparente, un nuovo spettacolo partendo dall’oggetto che forse più di tutti ha caratterizzato la recente fase di lockdown: la parete di plexiglas. Quella parete, ormai divenuta un’abitudine negli uffici pubblici, in banca, alle casse del supermercato, in farmacia, diventa adesso il diaframma che divide pubblico e attore a teatro.
Delirio di un tennista sentimentale
Ne Il muro trasparente, spettacolo a cura di Monica Codena, Marco Ongaro e Paolo Valerio, che è anche protagonista sulla scena, Max è un tennista, sposato, che in poco meno di un’ora e oltre 800 palleggi contro il plexiglas ci racconta della sua relazione con Claudia, ex moglie di un collega, divenuta la sua amante.
La vita sentimentale si interseca così con l’agonismo sportivo: in un vero e proprio tour de force Max per tutta la durata dello spettacolo non smette mai di palleggiare contro la parete e l’intensità dei suoi colpi varia in base ai ricordi ed alle emozioni che via via riaffiorano nella memoria di questo “tennista sentimentale”.
Assolutamente rimarchevole la recitazione di Paolo Valerio che, nonostante la fatica fisica, non perde mai in intensità, giocando su un ampio ventaglio di sfumature: dalla rabbia, alla malinconia, all’euforia alla rassegnazione.
Tutto si risolve nel catartico finale, in cui anche il pubblico è invitato a salire sul palcoscenico a palleggiare contro il muro, metafora dei fantasmi e delle angosce da scacciare (e nulla può essere più liberatorio in questo momento dell’accanirsi contro una parete di plexiglas).
Uno spettacolo nuovo, vitale, a conferma che il teatro in tempo di Covid può essere ancora un teatro fisico, e non solo di parola.