Il piacere dell’onestà, commedia scritta da Luigi Pirandello nel 1917, segna il primo incontro di Valerio Binasco con il drammaturgo siciliano. Il regista intuisce che i sei personaggi in scena sembrano quasi volersi liberare dell’autore, diventando persone vere.
Intraprende così un percorso insieme a loro, interpretando Angelo Baldovino: un uomo ambiguo, in cerca di riscatto per le sue azioni passate, che si atteggia a filosofo e prova un gusto surreale nel perseguire l’onestà a qualsiasi costo, sconvolgendo per puntiglio i piani di tutti coloro che gravitano intorno a lui.
Personaggi senza maschera
In bilico tra tradizione e suggestioni dalla drammaturgia nordeuropea (Jan Fosse, August Strindberg, che Binasco conosce bene, ndr.), in questo allestimento il regista punta a far emergere i sentimenti dei personaggi, mostrandoci chi sono veramente: la ferrea autodeterminazione di Agata (Giordana Faggiano), nel finale; l’esasperato bisogno della signora Maddalena (una convincente Orietta Notari) di mantenere le apparenze; il senso di colpa, di possesso e lo struggimento del Marchese Fabio Colli (Rosario Lisma); l’autentico impulso ad aiutare un familiare, (nonostante la consapevolezza dell’innata dicotomia tra realtà e apparenza) da parte di Maurizio Setti, interpretato da Lorenzo Frediani.
Ombre e luce soffusa, tra sogno e realtà
La scenografia e il disegno luci – a cura di Nicolas Bovey – introducono immediatamente il pubblico nello sfaccettato contesto pirandelliano, costantemente dominato dalla necessità di mantenere un (illusoria) apparenza: un interno borghese, composto da pochi arredi (tra i quali una vecchia radio, e un paio di porte), illuminato dall’alto da una serie di fari - rivolti verso la platea -, la cui luce si diffonde soffusa.
Un uomo cammina nervosamente avanti e indietro con una sigaretta accesa in mano. E improvvisamente, sempre dall’alto, vengono calate le pareti di questa stanza, quasi a incorniciare il dramma che è in procinto di consumarsi sul palcoscenico.
In un clima di incertezza e disperazione, fa comunque capolino un debole attimo di spensieratezza grazie al suggestivo gioco di ombre messo in atto dai due amanti, Rosario Lisma e Giordana Faggiano. In seguito, quando i protagonisti devono decidere circa il battesimo del figlio avuto da Agata con il Marchese, un girevole consente l’ingresso in scena di una tavola imbandita e ben illuminata (in perfetto stile Aggiungi un posto a tavola), che prelude al successivo inganno e alla drastica scelta (compiuta per amore) da Agata di abbandonare tutto per fuggire con Baldovino: i due lasciano il palcoscenico attraversando la platea (rigorosamente indossando la mascherina).
Gli applausi tributati dal pubblico sanciscono l’insostituibile piacere di tornare a teatro.