Un simpatico modo di chiudere l'anno vecchio e festeggiare il nuovo, sempre più adottato dai nostri teatri, è proporre un'operetta, con La vedova allegra di Lehár e Il pipistrello di Strauss jr. ovviamente a farla da padrone. Ed è proprio quest'ultima che troviamo in scena al Comunale Noveau di Bologna, riprendendo una coproduzione nata a fine dicembre 2022 sulle tavole del Carlo Felice di Genova. Sei recite affollate, dove nel ruolo centrale di Rosalinde si sono alternate Desirée Rancatore e Mihaela Marcu.
Una giovane bacchetta che promette bene
Dirigeva allora un veterano come Fabio Luisi, mentre qui ora vediamo all'opera il giovane maestro ucraino Sasha Yankevych, segnalatosi al Concorso Toscanini 2021. Concertazione spedita e molto spumeggiante, la sua, ricca di piacevoli umori ed attenta ai tanti colori, profusi a piene mani; però talvolta dalla mano un po' pesante quanto a volumi orchestrali, mettendo alla frusta i bravi strumentisti del Comunale. Una buona prova intrisa tutta di fine musicalità, a rendere lo spirito di prorompente pochade francese immersa in salsa viennese, proprio di questa vetta della 'piccola lirica'. Presentata in italiano – dunque niente Die Fledermaus, come suggerito in locandina - nella solita versione ritmica di Gino Negri: un po' datata, e deboluccia; ma buona per un pubblico che, senza pretese filologiche, s'aspetti solo tre orette di sano svago.
Povero struzzo, spennato a dovere
Peccato solamente che, mettendo in lizza qualche protagonista dalla scarsa dimestichezza con la nostra lingua, ed oltre tutto privo del piccante brio che siffatto repertorio richiederebbe, parte delle battute cadessero nel vuoto. Né soverchio divertimento veniva dalla messa in scena curata da Cesare Lievi, che fa partire l'azione in quello che parrebbe un set cinematografico. Un'idea di metateatro senza sbocco, tanto che nel II e II atto, risolti assai meglio, non la troviamo più; mentre chissà perché restano gli annoiati tenici in tuta che vanno e vengono, messi a far da servi di scena. Incombe poi sul palco un enorme struzzo che per Lievi vuole significare che ne Il pipistrello tutti i personaggi «sono struzzi, si ingannano a vicenda, si tradiscono, sono sleali tra loro e però non vogliono vedere la situazione, vedere ciò che realmente sono». Sarà.
Lo vediamo persino un tantino spennato, povero struzzo, onde trarne vaporosi ventagli per le invitate dell'annoiato e ricchissimo Principe Orlofsky: personaggio quest'ultimo certo volutamente ambiguo, ma reso qui una maschera decisamente grottesca. Il bestione, peraltro, lo ritroveremo rinchiuso in una delle celle del carcere di Frank. Cosa ci stia a fare, non si capisce bene, però l'invenzione dada sarebbe piaciuta a Tristan Tzara. Le scenografie ed i bei costumi li dobbiamo a Luigi Perego, le brillanti luci a Luigi Saccomandi, le funzionali coreografie ad Irina Kashkova.
Interpreti nostrani, interpreti stranieri
Il tenore turco Mert Süngü possiede una voce melodiosa, ricca di armonici, ben intonata. A farla breve, canta assai bene. Ma quanto a recitazione ci consegna un'improbabile Eisenstein. Il soprano romeno Mihaela Marcu è una deliziosa, frizzante Rosalinde: con emissione garbata ed elegante, ne rende benissimo la sagoma un po' frivola, un po' volitiva, comunque femminilissima. La nostra Sara Fanin è una deliziosa Adele, sfacciata e civettuola figura ancillare recitata con indubbia vivacità, e che vocalmente sfocia in colorature impeccabili. Il simpatico Francesco Castoro si palesa un impareggiabile Alfred. Il baritono tedesco Birger Radde consegna un troppo compassato Falke, reso per di più glaciale dalla stentata pronuncia italiana.
Un Orlofsky sopra le righe
Indubbiamente il soprano Miriam Albano ha voce solida, ben timbrata, e fraseggiare seducente – suo campo d'elezione, il canto barocco – peccato sia forzata dalla regia ad interpretare un risibile Orlofsky. Perfetto in ogni senso il divertente il Frank offerto da Nicolò Ceriani; al bravo Salvatore Grigoli va l'avvocato Blind; a Francesca Micarelli tocca Ida. Momento di vero spasso è l'apparizione di Vito nei panni dell'alticcio secondino Frosch, personaggio da sempre appannaggio di buoni attori comici. Senza pecche gli interventi del Coro del Comunale guidato da Gea Garatti Ansini, oltretutto agili figuranti. Lo spettacolo prevede la collaborazione della Bernstein School of Musical Theater di Bologna, ai cui allievi spetta il balletto di rito durante la festa. In questo caso, sulle travolgenti note della polka Unter Donner und Blitz.