Prosa
IL VISITATORE

Dialogo tra Freud, Dio e l'io

Dialogo tra Freud, Dio e l'io

In una Vienna invasa dalla Germania del Reich, il padre della psicanalisi affronta il suo ultimo anno di vita. Vecchio, stanco, malato e in preda a una crisi esistenziale. L'angosciata solitudine di Freud si quieta quando s'affaccia un inaspettato visitatore. Un paziente? Un vagabondo? Un pazzo?  Ben presto il misterioso figuro si palesa: dice di essere Dio, intenzionato a indagare a sua volta il grande indagatore di menti per tentare di scalfire le sue certezze scientifiche. 

Un'altalena di credo-non credo, botta e risposta e dimostrazioni (o richieste di). E se per Freud Dio è solo un'ipotesi, il Dio di quell'appartamento è molto concreto: sbotta, schernisce, coccola, consola. E ironizza sul suo rango: essere Dio è una prigione da cui non si può evadere, essere Dio è rivedersi ogni giorno in ciò che si è creato, essere Dio è di una noia e di una solitudine atroci. Freud vacilla in più occasioni; non ha bisogno della fede ma vuole lasciarsi andare. Vuole prove, cerca il miracolo che attesti che quell'uomo che lo confonde è davvero Dio. La risposta è lineare: la fede si nutre di fede, perchè vuoi prove?

L'oscillazione tra il tu e il voi, tra sorrisi e dolcezza, con Dio che gioca a fare il pazzo (o il pazzo che gioca a fare Dio), ne fa una pièce profondissima che arriva al cuore. Un testo coraggioso, ricco di dialogo e di punti chiave (religione, storia, senso della vita) ripreso per la scena in modo altrettanto coraggioso da Valerio Binasco, un testo che ha molto da dire (e da ascoltare). La filosofia resta a casa, tutto è molto vero, vicino: una scena corta, un ambiente familiare, è la casa di ognuno di noi.

Un testo non per tutti, sia per attori che per pubblico.  La coppia sul palco deve essere salda, empatica, senza narcisismo gerarchico. Bisogna arrivarci preparati, a mente scevra. E se ne esce (comunque) alleggeriti.

Una magnifica interpretazione di Haber e Boni, due grandi attori di due generazioni diverse, fusi sul palco quasi nel simbolo dell'infinito. Credenti o agnostici, il risultato è un sospiro di sollievo: Dio (se esiste) ci lascia liberi di fare il bene ma anche di fare il male. Sipario.

Visto il 06-11-2013