Per il mondo antico, erano causa di tutto, dèi immortali che si divertivano a dare le carte nel gioco della commedia umana. Tornano in scena direttamente dal caposaldo della letteratura greca e occidentale, tuffandosi in un bignamino costruito ad arte in Iliade, il gioco degli dèi, con protagonista Alessio Boni, ma invero corale, che strizza l’occhio a storie che gettano ponti da “qui” all’eternità.
A firmare drammaturgia, testo e regia è il Quadrivio, gruppo formato da Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Francesco Niccolini e Marcello Prayer; la produzione, imponente, è a cura di Nuovo Teatro con Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo, Fondazione Teatro della Toscana e Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia.
Tra Olimpo e Opera dei Pupi, le vicende di dèi e semidèi
Sul palco diventato spiaggia spiccano un braciere/falò, un cerchio rosso sul fondale e due aperture-terrazza dalle quali irrompono gli attori che vestono abiti moderni e le loro macchine teatrali, queste ultime cifra notevole dello spettacolo: molti passi che evocano le celebri vicende narrate da Omero catapultano in una sorta di Opera dei Pupi, grazie a creature e oggetti di scena (armature, scudi scolpiti, pupazzi e mascheroni) realizzati da Alberto Favretto, Marta Montevecchi e Raquel Silva.
Efficaci ombre e luci disegnate in scena da Davide Scognamiglio e l’accompagnamento musicale (di Francesco Forni), che contribuisce a riportare ai toni della tragedia passi che sono tradotti in siparietti da commedia.
Gli interpreti danno vita a una selva di dèi e semidèi che tornano dal passato un po’ sbaditi, in assetto da tramonto, per incontrare coloro a cui si erano divertiti a manovrare i fili del destino.
Boni è uno Zeus giustamente dimesso, fedifrago e smemorato, e insieme un più dignitoso Achille; Iaia Forte dà voce forte, con verve comica, a sua moglie Era, in versione casalinga disperata; tra gli altri, Haroun Fall interpreta Hermes e poi Patroclo — il protagonista della storia d’amore più bella narrata nell’Iliade; Marcello Prayer, anche lui nel Quadrivio, è Apollo, Ettore e Priamo; emerge a colori sgargianti il ruolo di Afrodite, a cui Jun Ichikawa dà toni alti da amplesso.
Un assetto da prêt-à-porter e di stampo giocoso
Lo spettacolo dura all’incirca un’ora e un quarto: un’operazione di travaso dell’Iliade in contenitori da asporto, quella capitanata da Alessio Boni. Si procede giocoforza per frammenti scelti, quadri meno narrati ma appesi in una galleria con gusto contemporaneo e invero giocoso. Nello spettatore riaffiorano memorie scolastiche, o di successive riletture dell’opera attribuita a Omero, che devono fare i conti con gli effetti della riduzione e l’impaccamento da prêt-à-porter— si ha a che fare con l’ira di Achille, con la guerra di Troia.
L’apporto drammaturgico delle macchine teatrali, quasi sempre in scena e manovrate con maestria dagli attori, è considerevole.