Prosa
IO

Cos’è l’Io? Un teatro di rottura di Antonio Rezza

Cos’è l’Io? Un teatro di rottura di Antonio Rezza

Cos’è l’Io? Un cerchio giallo consapevole di sé… un corpo tarantolato entra in scena, accolto da un tripudio di colori e stoffa. Un volto plastico riempie le fessure presenti nei teli e pronuncia parole dirette, impregnate di essenza burina. 

La luce ha una missione: illuminare il corpo dell’artista e la scenografia, mira la struttura metallica a cui sono appesi gli irregolari e imperfetti quadri scenici di panno tinteggiato. È un’esplosione caleidoscopica di emozioni: rosso, verde, giallo, blu, azzurro, arancio, viola. L’armonia non esiste, la rottura è padrona.

L’occhio ben distingue la scena. Facilmente staccabili dal supporto, i quadri vestono l’attore e permettono al suo corpo di vagabondare all’interno di un contesto denso. Una volta usati, gli abiti vengono abbandonati sulla scena, diventando macchie di colore. 

È il corpo umano che trasmette significato alla scenografia: una serie di personaggi si alternano tra le fessure del tessuto, tutti con una storia da raccontare ma, l’Io è consapevole e freddo calcolatore, sa quello che vuole, cinicamente attacca chi non evade dalla propria veste mentale ed ha difficoltà ad uscire dalla norma. L’attore agisce dentro e fuori la struttura. Folletto dispettoso, prende di petto il povero spettatore, lo maltratta, gli sputa in faccia palline di carta insalivate, gioca con lui e lo tiene sulle corde. 

Il pubblico è bistrattato, offeso. L’eroe è sostituito dall’antieroe, non ci sono parole di conforto ma duri attacchi alla normalità, agli schemi mentali. Il corpo dell’artista, vero protagonista, assume pose plastiche, posizioni scomposte, mimica facciale che tanto ricorda buon Igor assistente di Frankenstin junior. Un bombardamento continuo di azioni che tengono attiva la ricezione mentale dello spettatore. 

Ogni quadro scenico è riempito da un’identità propria, un personaggio. Di volta in volta, il corpo viene avvolto da un telo, un velo, una tovaglia e assume tante identità racchiuse in un unico spazio creativo. L’Io si ribella, non accetta le costrizioni, attacca tutti: vecchi, bambini, drogati. Non è diplomatico, è offensivo, gretto. 

È un teatro di rottura che usa un sarcasmo molto forte, diretto ad un pubblico che non recepisce le multiformi sfaccettature a loro indirizzate; ride di un buffone fuori dagli schemi, non capisce che è il buffone che ride e si prende gioco di loro, perchè è consapevole della propria identità. 

Non vive nella realtà costruita ma in una zona di rottura, si è liberato dalla gabbia e da chi vuole affogarlo nelle sabbie mobili dell’abitudine. Milano- Teatro Outoff – 19 ottobre 2007

Visto il 19-03-2017
al Manzoni di Monza (MB)