Il buio, le note di Čajkovskij, poi alcune flebili luci e appare una donna che suona il piano.
Nell’originalissima cornice del Teatro Franco Parenti va in scena, dal 11 gennaio al 5 febbraio 2012, “Karénina, prove aperte d’infelicità”, scritto da Emanuele Trevi e Sonia Bergamasco, diretto da Giuseppe Bertolucci e interpretato dalla stessa Bergamasco.
Dopo capolavori quali “Idiotas”, “Sonja” e “Shukshin’s stories”, al Teatro Franco Parenti continua così l’interessantissima rassegna teatrale “Dentro l’anima russa”, iniziativa che ha la capacità di mostrare la caratteristica unica della profonda e qualitativa letteratura russa.
Anna Karénina è un romanzo dello scrittore russo Lev Tolstoj, pubblicato nel 1877, ma anticipato in puntate su “Il messaggero russo” nel 1875.
L’opera, vista da Tolstoj come il suo primo vero romanzo e finita solo dopo numerose correzioni, stravolgimenti e alcune empasse, è considerata un capolavoro di realismo tanto da portare Dostoevskij e Nabokov a commentarlo in maniera esaltante.
Tolstoj, che caratterizza i suoi romanzi per l’introspezione dei personaggi e per la riflessione morale, ha reso “Karénina” un’opera aggressiva e polemica nei confronti dell’alta società della capitale russa, denunciandone le ipocrisie e le convenzioni, che vengono in parte colpevolizzate di aver spinto, nella sua opera, la bella Anna Karénina e suicidarsi dopo aver tradito il marito ed esser stata lasciata dal suo amante.
Lo spettacolo diretto da Giuseppe Bertolucci è qualcosa di molto più che un adattamento o una mera rilettura del grande capolavoro russo. Ne è la genesi: l’Anna Karènina fantasma, l’ossessione nella mente di Tolstoj, il tutto partendo dagli appunti disarticolati dello scrittore e dagli spunti che l’artista prende sia dalla realtà che lo circonda sia da altri autori russi come Puskin.
Sonia Bergamasco, vincitrice del Nastro d’Argento come miglior attrice nel film “La maglio gioventù” e che ha già lavorato con Bertolucci come protagonista in “L’amore probabilmente”, mostra tutte il suo talento in questa rappresentazione: a metà fra protagonista e narratrice è qualcosa di più complesso, ovvero l’incarnazione dell’idea stessa del romanzo.
La bravissima attrice milanese, diplomatasi in recitazione presso la scuola del Piccolo Teatro diretta da Giorgio Strehler e in pianoforte presso il Conservatorio Giuseppe Verdi da vita, proprio attraverso il pianoforte, ad uno spettacolo eccezionale: accompagna la recitazione con intermezzi musicali d’autore, inoltre vi sale sopra, ci si stende, lo picchia, lo accarezza, vi si infila dentro, sino a trasformarlo in quell’amante innocente e colpevole al tempo stesso che tiene in pena la Karénina. La Bergamasco è sublime, caratteriale, interpretando un ruolo unico con diverse voci: ora a parla come Tolstoj, poi come la moglie, infine è la Karènina. Sente il personaggio e il suo dramma e grazie all’ausilio di poche luci ben studiate riesce ora forte come acciaio ora fragile come un fantasma in un ruolo che le sembra cucito addosso a pennello sia dalla scrittura sia dalla direzione.
Molto positiva, infine, anche la scelta del Teatro Franco Parenti che, utilizzando uno spazio adeguato, la Sala Tre, aumenta l’intimità dello spettacolo regalando così al pubblico un’emozione ulteriormente amplificata.