Prosa
KARMA

Karma: amore, odio, reincarnazione e soldi nell'aldilà

Karma
Karma © Federico Pitto

Difficile fare la recensione di questo Karma senza rivelare troppo della trama e soprattutto del bel finale a sorpresa: anche perché è la prima volta che questo testo viene rappresentato in Italia.

Il Karma è la conseguenza delle azioni compiute da ogni vivente, secondo la tradizione indiana, e ha influenza sulla rinascita nella vita seguente. E' questo il nocciolo dello spettacolo scritto da Xavi Moratò, autore dell’avanguardia catalana: ed è suggerito da subito nelle bellissime scene di Lorenzo Russo Rainaldi.

Un non-luogo, in attesa di reincarnarsi

Immaginate un non-luogo, ristretto in pochi metri ma che contemporaneamente fa pensare all’infinito e all’eternità. Avete davanti l’immagine dell’armonia stessa, con sfere e cerchi concentrici su una pedana inclinata e basculante, che si intersecano a linee rette create da tagli di luce che a loro volta si frammentano a disegnare triangoli.

E’ tutto bianco: a cominciare dai vestiti dei due protagonisti, che hanno anche unghie laccate di bianco e le guance incipriate candide. I cerchi della pedana sono bianchi ma possono cambiare tonalità in base alla luce: come anche la sfera mobile che sovrasta la scena.


State guardando un non-luogo, si diceva: un posto fuori dal tempo e dallo spazio dove le anime dei morti in attesa di reincarnazione possono decidere con calma dove e come reincarnarsi nella vita successiva. Ma come sempre, anche qui è tutta una questione di soldi. In questa commedia (che fa pensare più che ridere) i soldi vengono chiamati punti-karma: ma il risultato non cambia. 

E' tutta una questione di soldi, anche qui

Se hai un punto-karma, ti puoi reincarnare solo nel figlio di un disgraziato che sta nella Striscia di Gaza o in altre zone di fame e guerra; se invece ne hai un milione, puoi scegliere di reincarnarti nel figlio di un banchiere svizzero. Semplice no? 


Le nostre due anime asessuate hanno a che fare con una specie di banca-ministero piena di procedure burocratiche, che gestisce flussi di credito e reincarnazioni. Come nelle istituzioni analoghe di questa terra, anche in questa banca-ministero ultraterrena è possibile trovare funzionari corruttibili: e questo dà la svolta alla pièce.

Il tablet che serve per navigare nel mare burocratico delle reincarnazioni in realtà è uno specchio che riflette i volti e quindi le storie personali dei due, destinate ad incrociarsi più e più volte.

Una inspiegabile attrazione reciproca

Le due anime che fino a due giorni prima erano sconosciute provano una irresistibile e inspiegabile attrazione l’una verso l’altra, ma anche irrazionali scoppi d’ira: come una coppia che sta insieme da tempo, e non sanno perché. 

Andrea Bosca fa dimenticare le parti da bell’odioso e arrogante che gli appioppano sempre nelle fiction tv: qui è titubante, dubbioso, incerto, ma al contempo determinato e soprattutto onesto. Gaia Aprea sa essere dolente ed energica, sognante e pragmatica, rassegnata e ottimista al tempo stesso. Sulla scena suggerisce l’idea della donna forte che si è fatta da sé e che è l’artefice del suo destino: ma forse non è nemmeno una donna. 

E' la ricerca dell'anima gemella?

Il testo è difficile da gestire, incalzante in un palleggio continuo di battute come tra due tennisti: ma Aprea-Bosca se la cavano egregiamente. Ogni tanto la sfera scende e i due la possono toccare e maneggiare: evidentemente oltre che un ideale di perfezione, simboleggia anche la terra su cui i due si devono reincarnare. 

Se volete, potreste considerare quello che accade in scena come una metafora dell’ambizione, della meritocrazia, della discriminazione di genere nel corso dei secoli. Ma secondo noi qui si tratta semplicemente della ricerca dell’amore vero ed eterno, dell’anima gemella: che dà un senso a tutto questo affannarsi su questa terra.

Visto il 06-03-2024
al Sala Mercato di Genova (GE)