Lirica
KáT'A KABANOVá

Espressivitá fra cinema e teatro per il capolavoro di Janacek

Kat’a Kabanova
Kat’a Kabanova © Fabrizio Sansoni

Grande successo e ottimo auspicio per il primo spettacolo del nuovo Sovrintendente Francesco Giambrone con il capolavoro di Leos Janacek Kat’a Kabanova al Teatro dell’Opera di Roma, tratto dal dramma Groza (L’uragano) di Aleksandr Ostrovskij nella traduzione in ceco di Vincenc Cervinka. 

Siamo certamente nel filone del melodramma, ma proprio le peculiarità sonore della lingua ceca e l’uso studiato dell’espressività nella ricerca delle intonazioni nel frammentato scorrere del discorso musicale costituiscono il grande fascino dell’opera con i ritmi e gli accenti che talvolta insidiano la melodia. 

La vicenda che nell’originale è collocata negli anni sessanta nell’ottocento è trasportata a cento anni dopo, come si vede dagli abiti, e si svolge in un paesino sulle rive del Volga, una piccola comunità sullo sfondo del dramma personale di Katerina sposata a Tichon. Un marito debole e succube delle angherie della madre, 
la perfida Kabanicha che non perde occasione per umiliare la nuora. Il marito parte per affari e Katerina, incoraggiata dalla cognata Varvara si abbandona ai sensi e cede alla corte di Boris, dieci giorni di felicità fino al ritorno del marito a cui, pentita, confesserà l’adulterio e, disperata si suiciderà nel fiume. 

La musica racconta 

Ciascun personaggio è caratterizzato da una espressività caratteristica, quasi un leitmotiv, il canto di Katerina è fluido, dolce anche quando è disperato, quello della suocera Kabanicha è invece spigoloso e ruvido con incerta intonazione a sottolineare la cattiveria patologica del personaggio. Anche l’arrogante mercante Dikoj, zio di Boris, esprime nel canto la sua prepotenza, si addolcisce un po' solo quando ubriaco sembra cercare un torbido rapporto con l’algida Kabanicha. 

In generale protagoniste sono le donne, i maschi con le loro miserie e la loro sostanziale inettitudine si muovono sempre da comprimari come è ben sottolineato dal ruolo musicale a loro riservato. Quando l'orchestra suona da sola la musica si distende, l’atmosfera è quasi pucciniana, sembra che descriva la natura e le cose inanimate come uno sfondo neutro delle passioni umane. 

Tra cinema e teatro 

Bella trovata cinematografica quella del fermo immagine quando scoppia il colpo di fulmine tra i due amanti, spettacolare l’episodio della tempesta con la folla che cerca riparo dalla pioggia sotto una pensilina dal vago stile Bauhaus tra lampi che illuminano violentemente la platea, altra trovata originale che colloca la vicenda nella Russia del Novecento è l’apparizione di una berlina nera di quelle usate dalla nomenklatura, proprio una Volga. 

La scena è costituita da un pannello che scende dall’alto a rappresentare l’interno della casa, che sembra quello delle case americane dei film di Doris Day, con la folla dei paesani che morbosamente si affaccia alle finestre, lo stesso pannello girato su se stesso mostra l’esterno della casa. Il fiume sempre evocato, non si vede, ma alcuni pescatori gettano le loro lenze verso la platea, siamo noi l’unica via di fuga per Katerina. La regìa di Richard Jones esalta da dimensione teatrale della narrazione, i protagonisti agiscono con precisione didascalica ben supportata dalla grande presenza scenica di tutti. 

L’orchestra diretta da David Robertson racconta con efficacia l’universo di passioni e sentimenti, sia negli slanci lirici che nelle asprezze taglienti della tempesta. Grandi protagonisti gli ottoni, con i corni sistemati in un palco di platea e le percussioni. 


I cantanti sempre all’altezza, una particolare nota per Laura Wilde che ha sostituito Corinne Winters nella recita del 27 gennaio, una Katerina straordinaria, bellissima voce e grande attrice. La suocera Kabanicha è il personaggio interpretato con più efficacia, Susan Bickley dà corpo, voce e temperamento a colei che forse meglio rappresenta l’ambiente umano del dramma. 

L’altro personaggio odioso è il mercante Dikoj perfettamente centrato in ogni sfumatura dal basso Stephen Richardson, mentre gli altri personaggi maschili della vicenda sono ben espressi anche nelle loro meschinità rispettivamente da Sam Furness nel ruolo di Kudjas, amante di Varvara, un superlativo Charles Workman in quello di Boris e Julian Hubbard in quello del vile marito Tichon. Carolyn Sproule interpreta con malizia ed efficacia Varvara, la cognata complice. 

Sempre puntuale il Coro diretto da Roberto Gabbiani. Le scene spesso costituite da ambienti astratti e nudi in cui è sottolineata soprattutto la profondità sono di Antony McDonald, come pure i costumi, le efficaci luci sono di Lucy Carter.

Visto il 27-01-2022