Musica
KIND OF MILES

Kind of Miles: l’incontro di Paolo Fresu con Miles Davis diventa realtà (o quasi)

Kind of Miles
Kind of Miles © Tommaso Le Pera

La pelle nera come pece, la voce rauca, le mani rugose, i sorrisi rari e una personalità spigolosa: il ritratto di Miles Davis rivive in scena come la traccia di un mito eterno nello spettacolo Kind of Miles di Paolo Fresu, nome con cui è disponibile anche l’album di Fresu. 

Come lo speaker di un notiziario dal pathos insolito, Fresu, il jazzista sardo di Berchidda, ci trasporta con raffinatezza nella storia di Davis partendo dalla fine: il noto trombettista e compositore statunitense è scomparso “senza fare rumore” nel settembre 1991, avvolto da una luce intensa e abbagliante.

Atmosfera intima

Nello spettacolo si possono individuare 5 capitoli: il mito di Davis, la sua musica e il rapporto con lo strumento, la persona di Miles, la musica come impegno politico e l’orgoglio afro-americano, l’aspetto fisico di Miles e infine la postura. Sono quadri di vita ricomposti da cui trapela l’emozione di Fresu, la passione per il Jazz e un amore profondo per le ballate di Miles Davis, in particolare per il brano ‘Round Midnight di Thelonious Monk. 

L’atmosfera è intima e la voce bassa, come se Fresu stesse parlando di un suo caro amico. La platea è immersa nel buio (The Darkness of Miles), i musicisti sono ombre affascinanti su cromatismi blu o rossi o su bellissime immagini video di strumenti musicali che si scompongono o di texture di pelle nera moltiplicata come un flusso infinito di note su uno spartito onirico.

Miles Davis tra coinvolgimento e avversione

Davis e la sua musica sono sempre in primo piano, nelle immagini video, nei ricordi, nelle fotografie mentali di Fresu, ma anche in quelle iconiche e note nell’immaginario pubblico, come quella di Davis appoggiato sul ring, perchè Miles aveva trovato la sua nuova ancora di salvezza dopo l’eroina nello sport, la boxe appunto.

I brani iniziali accostabili a un jazz più classico e tradizionale come “A Birth of the Cool”, “Autumn Lives” e “It Never Entered My Mind” si alternano a brani in cui è più forte l’influenza del jazz-elettrico di Bitches Brew. In realtà Fresu tende a precisare che, a suo parere, il suono di Miles è rimasto sempre lo stesso. 


Tra i brani più noti il brano Human Nature e in chiusura la cover jazz di Davis di Time after Time di Cyndi Lauper. Interessante il rapporto che Miles aveva con lo strumento: Miles cantava nello strumento e pensava a ogni nota che si accingeva a suonare. È peculiare infatti l’affermazione di Fresu che parte proprio da qui, in cui sostiene che Davis, insieme a Loius Armstrong e Chet Baker sono i suoi “cantanti” preferiti. 

Questi musicisti geniali, cantando nello strumento, erano in grado di trasmettere emozioni all’esterno. Il successo di Miles può essere accostato ai livelli di a Love Supreme (1965) di John Coltraine con l’album Kind of Blue (1959) che contiene appunto brani jazz famosi come So What e Flamenco Sketches. Davis era noto anche per la sua personalità spigolosa e i suoi rari sorrisi, a volte anche accusato di non rispettare il pubblico perchè preferiva esibirsi di spalle, in realtà per rendere la musica protagonista.

L’incontro mancato all’Umbria Jazz e il coraggio di Miles Davis

Nel 1984 Fresu aveva avuto la possibilità di conoscere Miles Davis di persona all’Umbria Jazz. Ricorda infatti i suoi pantaloni di pelle rossa (il rosso era il colore preferito di Miles, rossa è anche la sua tromba) , la maglietta gialla e la collana spessa due dita. Poco prima di incontrarlo, le palpitazioni del cuore aumentano: Fresu scappa come un ladro, non riuscirà mai quindi a conoscerlo.

Di Davis resta impressa nella mente l’immagine della sua silhouette a S sul palco, sempre sospesa tra terra e cielo. Diceva Miles: “Suonare è davvero una maledizione. Sono attratto dalla musica: mi sveglio e penso a lei, vado a letto e penso a lei”

Fresu conclude lo spettacolo con una considerazione: Chet Baker e Miles avevano in comune lirismo e poesia, ma Miles aveva qualcosa in più, il coraggio di essere un artista sempre alla ricerca di nuova musica. Lo spettacolo si chiude con una coinvolgente Jam Funky-Jazz in cui si sente molto l’influenza di musicisti come James Brown e Marcus Miller con cui Davis stesso ha avuto modo di collaborare.

La grandezza di questo esperimento di Fresu è nella capacità di misurarsi con un mito attualizzandolo, muovendosi tra bravura, adesione e originale interpretazione, lirismo e umile distacco. Applausi per tutti i musicisti.

 

Visto il 09-11-2024
al Carcano di Milano (MI)