Prosa
LA COLONIA

La Colonia: l'utopia femminista secondo Marivaux

La Colonia
La Colonia © Filippo Manzini

Beppe Navello prosegue il progetto di traduzione e diffusione in lingua italiana del corpus integrale del teatro di Marivaux. Dopo La seconda sorpresa dell’amore, il regista dirige, per la prima volta in Italia, La Colonia, commedia utopica sulla rivolta di un gruppo di donne, che – naufragate con i loro uomini in un’isola deserta, a seguito di una guerra di invasione – aspirano all’uguaglianza dei sessi, nel tentativo di gettare le basi per una società “riformata”, nella quale le leggi siano stabilite  pariteticamente da uomini e donne.

Sul palco, l’ormai collaudata “Compagnia di Sala Prove”, nata ormai una decina di anni fa durante l’esperienza torinese di Navello alla guida di TPE - Teatro Piemonte Europa.

GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA

La Colonia

Una commedia corale (con musiche)

La regia di Navello questa volta punta a rendere ancora più fruibile al pubblico il testo di Marivaux attraverso le musiche di Germano Mazzocchetti, eseguite al pianoforte da Alessandro Panatteri.
Il risultato è una gradevole commedia corale con continui “botta e risposta musicali”, tra “uomini che leggi ci danno” e “belle creature i cui begl’occhi devon solo parlare”; numerosi i riferimenti agli stilemi comici delle commedie plautine, ma l’impostazione registica sembra strizzare l’occhio anche a divertissement contemporanei, come le commedie musicali sulle allora reti Fininvest nei primi anni Novanta (I tre Moschettieri e Odissea, per citare qualche esempio).

Le rovine di un teatro romano – una location intima e suggestiva, non fosse altro perché si tratta di uno spazio all’aperto – diventano il palcoscenico perfetto per una situazione di naufragio, ricreata con disinvoltura dalle scene e dai costumi “spartani” di Luigi Perego.

Maria Alberta Navello e Fabrizio Martorelli

La “questione femminile”, tra nobiltà e la nascente borghesia

Nei panni del giovane popolano Persinetto, Fabrizio Martorelli – ammiccando in maniera evidente al linguaggio e alla maschera comica di Arlecchino – introduce sul palco le due fazioni in contrasto (femmine vs maschi). E anche in questa circostanza, fa capolino l’amore: ma se nel precedente allestimento (La seconda sorpresa dell’amore), l’innamoramento era percepito come un sentimento dal quale fuggire, in quanto causa di inutili sofferenze, in questa commedia l’amore romantico è considerato una distrazione da obiettivi elevati, come la parità sessuale e l’uguaglianza sociale. Lo impareranno a loro spese lo stesso Persinetto e Lina (Maria Alberta Navello), figlia della signora Sorbino, un’agguerrita parvénu ante-litteram (Marcella Favilla).

Quest’ultima stringe un’insolita alleanza con la nobildonna Artenice (Daria Pascal Attolini) e le due guidano insieme la rivolta delle donne. Stranamente, però, nella traduzione di Navello, il linguaggio attraverso il quale si autoproclamano portavoce delle istanze di uguaglianza femminile sembra piuttosto simile, particolare insolito considerando la differente estrazione sociale.

Marcella Favilla e Daria Pascal Attolini

La notizia del giorno

Pubblicata nella Francia del “secolo dei Lumi” (1750), in quel delicato momento di passaggio che avrebbe condotto alla sconfitta dell’ancien régime e al successivo trionfo delle istanze rivoluzionarie, agli occhi di uno spettatore contemporaneo, mettere in scena una commedia sulla “questione femminile”.  Da questa eccessiva comunione di intenti nascono i primi dissensi. E probabilmente è questo il motivo per cui non c’è una conclusione, rispetto alle speranze di emancipazione e uguaglianza maturate per l’intera durata della commedia.

Un finale “sospeso” (e amaro), che tuttavia consegna una pesante responsabilità alle generazioni future, racchiusa nella frase pronunciata ripetutamente dalla signora Sorbino: “Tra ventimila anni saremo ancora la notizia del giorno”.
 

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Visto il 03-09-2023
al Romano di Torino (TO)