Salita alla ribalta della cronaca per la polemica legata alla presenza sul podio del direttore russo Valerij Gergiev (leggi i motivi), La dama di picche di Pëtr Il’ič Čajkovskij è andata in scena al Teatro alla Scala in un nuovo allestimento con la regia di Matthias Hartmann e la direzione di Timur Zangiev, assistente dello stesso Gergiev, subentratogli dalla seconda replica.
Un’opera che ha in sé qualcosa di spaventoso
Capolavoro assoluto del teatro russo, l’opera si ispira all’omonimo racconto fantastico di Aleksandr Puškin in cui, consumato dal demone del gioco, Hermann seduce la giovane Liza per farsi rivelare il segreto per vincere al gioco delle tre carte dalla Contessa, che glielo rivelerà, ma come spettro, dopo essere morta per colpa sua.
Nella versione operistica la componente nera e drammatica del racconto viene accentuata -nell’originale Hermann dopo aver perso tutto impazzisce e Liza si sposa con un giovane impiegato, mentre qui entrambi muoiono suicidi- al punto da far dichiarare allo stesso Čajkovskij: “Quest’opera ha in sé qualcosa di spaventoso”.
Timur Zangiev rivelazione del podio
Trovatosi improvvisamente a dover sostituire Gergiev nelle repliche, il ventisettenne Timur Zangiev, che già aveva concertato gran parte delle prove, è uscito a testa alta dall’impervio compito. Nonostante La dama di picche sia partitura tra le più complesse, il maestro russo ha sempre mantenuto un perfetto equilibrio tra buca e palcoscenico, fatta salva qualche imperfezione nell’ultimo quadro del terzo atto.
La narrazione scorre fluida, il suono, pur essendo morbido e suadente, trova la giusta incisività nei passaggi più drammatici, grazie ad una perfetta intesa con l’orchestra e con il coro, diretto da Alberto Malazzi, qui in stato di grazia.
Un cast eccellente
Assolutamente perfetta la coppia di protagonisti, nonostante sia stata mortificata da una regia inadeguata. La voce di Najmiddin Malyanov forse non ha il peso specifico che richiederebbe il personaggio di Hermann -non per niente considerato l’Otello del repertorio russo- ma tenuta impeccabile e fraseggio sfumato concorrono ad un’interpretazione coinvolgente.
Al suo fianco Asmik Grigorian si conferma una fuoriclasse dell’attuale panorama lirico: anche se è in un angolo a fare controscena, il soprano lituano riesce a catalizzare l’attenzione.
La sua è una Liza di grande carisma, estremamente sfaccettata nel complesso turbinio di sentimenti che la attraversa e che nell’arioso del terzo atto ottiene un trionfo personale. Julia Gertseva è una Contessa autoritaria, a tratti brusca, ma capace di sottili raffinatezze nella canzone “Je crains de lui parler la nuit” e nella scena delle tre carte.
Elena Maximova è una Polina dal timbro robusto e versatile, Roman Burdenko è un Conte Tomskij autorevole e Alexey Markov è un Principe Eleckij dal fraseggio morbido e raffinato protagonista di una pregevole esecuzione dell’aria “Ya vas lyublyu”.
Una regia che non riesce a toccare il cuore della musica
Purtroppo ad un tale livello musicale ha corrisposto una delle regie più infelici tra quelle che si sono avvicendate negli ultimi anni sul palcoscenico del Piermarini. L’unica vera idea del regista Matthias Hartmann, cioè quella di inserire come una sorta di demiurgo il personaggio del Conte di Saint -Germain -ovvero colui che in passato rivelò il segreto delle tre carte alla Contessa- si rivela gratuita poco significativa.
Per il resto i personaggi vengono abbandonati a loro stessi, il più delle volte piazzati a cantare a proscenio, senza nessun tentativo di scavo psicologico. Di Hermann si faticano ad intuire angoscia e nevrosi e lo stesso vale per il dramma della povera Liza.
La contessa al suo apparire fintamente zoppicante con bastone, viso ricoperto da una maschera ed occhiali scuri risulta quasi caricaturale, mentre le scene di massa sono o confuse (la pantomima del secondo atto) o statiche in modo disarmante (tutto il primo atto).
Poco aiutano le scenografie impersonali di Volker Hintermeier, ricoperte di neon che conferiscono al tutto una luce fredda e asettica. Tuttavia l’aspetto musicale ha prevalso ed al termine gli applausi del pubblico che esauriva il teatro sono stati entusiasti.