Commedia giocosa e malinconica allo stesso tempo, La dodicesima notte, di William Shakespeare è la nuova produzione che si affaccia sul Prato inglese, il progetto del Teatro Stabile di Torino. Ambientata in Illiria, le cui coste marcano il confine tra il mondo reale e uno immaginario, dove naufragano – una all’insaputa dell’altro – i gemelli Viola (Giordana Faggiano) e Sebastian (Fabrizio Costella).
Il caso, ma soprattutto le circostanze, spingono la fanciulla a decidere di travestirsi da uomo e, con il nome di Cesario, diventare il paggio del signorotto dell’isola, il duca Orsino (Matteo Alì), del quale si innamora; così si mette in moto la macchina di finzioni, equivoci e beffe che trasporta lo spettatore, per quasi due ore, in un’atmosfera densa di meraviglia, nella quale “nulla di ciò che è, lo è davvero”.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
L’arte (tutta femminile) della beffa
Shakespeare si è concesso libertà assoluta nella scrittura di questo testo: ciascun personaggio è immerso in una non-realtà immobile, nella quale ogni singola azione è motivata da una beffarda casualità e, di conseguenza, ogni personaggio è sia vittima, ma anche artefice di una beffa.
La più eclatante è indiscutibilmente quella ordita ai danni di Malvolio, servitore della contessa Olivia: Alfonso De Vreese cristallizza la comicità del personaggio, rimanendo impassibile quasi come una statua, sia quando indossa la livrea da maggiordomo, sia quando si presenta sulla scena con calze gialle e giarrettiera a croce (rigorosamente con il colletto slacciato e il petto scoperto).
L’allestimento di questo testo, in genere, scommette sui personaggi femminili, che risultano sempre i più efficaci: dalla contessa Olivia (Martina Sammarco, risoluta quanto misteriosa fin dalla sua prima apparizione in scena, velata in un sontuoso abito scuro) a Maria (Marta Cortellazzo Wiel), principale artefice della beffa ai danni di Malvolio, fino al Buffone (Alice Spisa, quando è in scena, cattura costantemente l’attenzione del pubblico); senza dimenticare il piccolo ruolo di Padre Topas, che non può passare inosservato nell’irresistibile interpretazione in dialetto siciliano di Elena Aimone.
Personaggi fuori dal tempo
Tra travestimenti, scambi di persona e amori quantomeno improbabili, gli abitanti dell’Illiria sono privi di ambizioni e non cercano il potere, la gloria o la ricchezza: si potrebbe dire che vivono alla giornata.
La regia di Leo Muscato insiste parecchio nel considerare l’azione scenica come conseguenza di un tempo sospeso; non a caso, alcuni personaggi – come la stessa Viola, interpretata da Giordana Faggiano – risultano fuori dal tempo: un effetto, però, in evidente armonia con i costumi realizzati da Giovanna Fiorentino, che collocano tutti i personaggi in un’atmosfera meravigliosa e, per certi versi, anacronistica.
Un allestimento “green”, con la musica protagonista
La scenografia di Andrea Belli è un trionfo del colore verde, dall’ingresso in sala al palcoscenico, e i salici che fungono da quinte, richiamando alla memoria sia la foresta del Sogno di una notte di mezza estate, sia quella di Pinocchio in versione musical.
In un luogo che si rivela essere sempre “altro” da ciò che appare, la musica diventa protagonista dall’apertura del sipario: già dalla scena del naufragio, il pubblico può infatti apprezzare il timbro delicato ma incisivo di Celeste Gugliandolo nell’onirica interpretazione di un’inedita versione in inglese della mozartiana Aria della Regina della notte, arrangiata in chiave elettro-dance da Andrea Chenna.
Insomma, La dodicesima notte è uno spettacolo nel quale il lieto fine è un dettaglio non così scontato, perché il pubblico non smette di provare gusto nell’assistere al continuo ripetersi di meccanismi comici e pene d’amore che coinvolgono i protagonisti.