La storia inizia con la porta del gabinetto rubata, che assurdità. E se la finestra è quella sul cortile, la porta del WC comune è quella sull'intimità, elemento che nel cortile c'è e manca al contempo, un ossimoro che altro non è che la vita, tra incontri-scontri, segreti di pulcinella e il costante berciare delle comari.
Una scommessa vinta, quest'anno, quella di non fare rimpiangere i testi di Felice Musazzi. Hegel diceva "superare e conservare" e, rivoltando un po' il concetto, è quello che i Legnanesi sono riusciti a fare: conservare il tessuto che fu e superare anche l'insuperabile.
La caciara in scena è servita: più Chette per tutti, tradimenti e pettegolezzi e vigili urbani a far da pacieri. In mezzo, un fluire di ricordi, il "conservare": le bucce di mandarino sulla stufa e il caffè semplice di un tempo, senza orpelli. Era - ed è - la semplicità delle cose, che chi ha l'età incamera col batticuore e chi è più giovane assorbe dall'emozione che serpeggia in sala.
Secondo tempo tutto da sfogliare, con la famiglia Colombo che prende in gestione un'edicola, tempismo perfetto, nell'era del digitale da tablet. Eppure il chiosco funziona, perchè è come il cortile: funge da luogo di aggregazione, dove oltre a leggere giornali (che la corte chiede di mettere rigorosamente "sul conto"!), si leggono con vorace partecipazione splendide pagine di quotidianità. Tra riviste patinate, cruciverba e strilloni che magnificano l'ultimo ritrovato di bellezza (l'Aloe Pera!), è il turno del fidanzato maranza di una floridissima Mabilia, derisa per i chili in più ma decisa alla dieta più ferrea.
Tripudio di italico patriottismo nei balletti, in cui comunque non si smette mai di sognare e di sbandierare, anche solo per pochi minuti, uno stanco ma pronto a risorgere (?) orgoglio nazionale.