Nelle parole del regista, Antonio Latella, La Locandiera è “una grande operazione civile e culturale…un manifesto teatrale che dà iniziò al teatro contemporaneo”: un classico della tradizione teatrale rivisitato da un maestro della scena contemporanea, che pone l’accento sulla straordinaria attualità del primo testo italiano in cui è protagonista una donna.
Mirandolina: donna che sconfigge tutto l’universo maschile
Scaltra donna d’affari o femmina vanitosa? le discussioni sulla Locandiera, la più famosa delle commedie di Goldoni, iniziano con la sua prima rappresentazione nel 1752. È la storia di Mirandolina, qui interpretata da Sonia Bergamasco, bella proprietaria di una locanda alle prese con le proposte amorose di conti e marchesi e con la misoginia del Cavaliere di Ripafratta.
La donna alla fine riuscirà a superare le resistenze del Cavaliere e a farlo innamorare, vincendo la sfida con sé stessa; di contro però anche lei troverà l’amore nello straniero Cavaliere e perderà il controllo. Deciderà di non cedere all’uomo dominante e sceglierà con sofferenza un’altra strada.
Goldoni eleva una “donna a servizio dei suoi clienti a donna capace di sconfiggere tutto l’universo maschile" : Mirandolina con la sua intelligenza e la sua abilità di fatto sconfigge tutta l’aristocrazia, liberandosi in un colpo solo di un cavaliere, di un conte e di un marchese, decidendo poi di sposare Fabrizio, il suo servitore, confermando così il proprio carattere di donna realista e pragmatica, coi piedi piantati per terra.
Per la bella locandiera scegliere come marito il suo servitore è un atto profondamente politico, poiché compie una scelta che mette al centro la servitù, gli attribuisce potere e riconoscimento, nobilita il ruolo dei commercianti e degli artisti: la Locanda diventa il luogo in cui verrà riscritta la storia teatrale del nostro Paese, la storia che in qualche modo ci riguarda tutti.
La Locanda: protagonista della storia del teatro italiano
L’allestimento di Latella punta tutto sull’aspetto rivoluzionario di una figura tutt’altro che civettuola e scontata. La Bergamasco dà vita a una Mirandolina differente da quella che la tradizione ha spesso proposto, sottolineando la profondità dell’approccio goldoniano: un personaggio brillante, moderno e con una vocazione femminista – per certi versi, che la tradizione italiana vuole legato a cliché femminili.
È una donna astuta e sa tenere magistralmente i fili del gioco, ma in lei ci sono molteplici sfumature e profondità che fanno di Goldoni un potente autore di respiro europeo.
Nelle note di regia Latella cita Pina Bausch e Massimo Castri e alcuni studiosi sostengono che da questo testo inizi il teatro contemporaneo: la locanda è luogo-mondo che accoglie infiniti mondi – la casa, il lavoro, il mondo di Mirandolina, ed è una protagonista della storia del teatro italiano.
La protagonista è un personaggio a tutto tondo, capace di dominare la scena utilizzando le arti della seduzione ma soprattutto l’astuzia, l’intelligenza, la ragione, concreta e saggia, è la regina incontrastata di questa commedia divertente, arguta e dal sottofondo dolceamaro.
Il regista partenopeo con questo suo ultimo lavoro prosegue il personale percorso di ricerca costruito attorno alle tematiche della diversità, del senso di appartenenza in contrapposizione al sentimento di estraneità, al disagio di vivere, riscrivendo con forza e in modo provocatorio un testo classico come quello di Goldoni, rimanendo coerente alla sua visione e alla sua sensibilità artistica.
La Locandiera di Latella è un lavoro ricco di stratificazioni e rimandi, citazioni ed allusioni, uno spettacolo complesso, che vuole mettere in luce – ma non sempre ci riesce - la forza rivoluzionaria e politica di un testo che vede per la prima volta una protagonista femminile, emblema di emancipazione e simbolo di un cambiamento che segnerà tutta la drammaturgia a venire.