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LA MANO DEL DESTINO

La mano del destino, il thriller a tinte rosa

La mano del destino
La mano del destino

La mano del destino dell’autore contemporaneo Alain Teuliè per la regia di Marco Carniti è il thriller psicologico che vede protagonisti Caterina Vertova (Lea) e Pietro Longhi (Paul). 

Lo spazio scenico ispirato dall’artista Renata Rampazzi è un luogo astratto, riempito solo da qualche oggetto di scena (candele, un tavolo, qualche libro in proscenio, un portatile) e da veli che scandiscono il tempo durante il quale i protagonisti hanno consumato la loro storia d’amore. Una storia che capiamo si è interrotta anni prima per volontà di Lea

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Portare in scena un thriller è un’impresa difficile, ma stimolante

Lea è un’attrice che ha deciso di vivere la sua vita in Canada mentre Paul è uno scrittore che ha interrotto la sua carriera politica per uno scandalo innescato da una lettera anonima. Sarà proprio Lea a riaccendere ricordi e rancori, presentandosi di sorpresa a casa di Paul ormai intento a vivere in solitudine i suoi ultimi anni di vita. 

In un gioco fatto di parole e rari sguardi, distanti fisicamente per la maggior parte del tempo, si snoda la storia per lasciare che il pubblico accetti e apprezzi quello che viene raccontato. La gestione del tempo assume un ruolo fondamentale, insieme alle luci che ne sottolineano il senso e ai veli che salendo e scendendo sulla scena sollevano e crinano muri sulla storia. 

E’ un rapporto particolare quello dei protagonisti, si amano di un amore folle e spaventoso ma talmente profondo da far si che l’altro abbia in mano la vita dell’amato: proprio Paul infatti ha chiesto a Lea, molto tempo prima, di regalarle la morte nel giorno del suo compleanno. E’ una richiesta che vuole essere esaudita e che, ora capiamo, ha spinto Lea di nuovo nella vita di Paul


Certi amori sono incomprensibili, ce lo confermano i protagonisti di questa storia, spesso prendono strade che travolgono e assumono pieghe inaspettate. E sarà proprio una sorpresa il finale di questa storia. Bravissimi i protagonisti Longhi e Vertova, riescono a mantenere la tensione per tutto il tempo dello spettacolo senza cedere mai nemmeno di fronte al più fastidioso dei rumori fuori scena. Bellissimi e eleganti, si muovono con disinvoltura tra i ricordi e il loro tormentato amore. Raramente si guardano, raramente si toccano, assorti in quello che è loro passato si destano solo il tempo necessario per l’epilogo del loro folle amore. 

Il regista Marco Carniti ha costruito tutto con cura: la scelta dei pochi elementi di scena, pochi dettagli per delineare la personalità di Lea e Paul fino alla costruzione della storia che mai fa perdere l’attenzione. Un contributo importante sono le luci che governano i sentimenti e le sensazioni in modo efficace e poetico. Portare in scena un thriller è un’impresa difficile e al contempo stimolante. In questo caso possiamo dire poeticamente vincente.

Visto il 19-03-2022
al Manzoni di Roma (RM)