Prosa
LA MERDA

La merda: l'ottavo peccato capitale

La merda: l'ottavo peccato capitale

Dopo gli anni '60 il nudo non stupisce più. In scena crea ancora qualche scalpore, ma solo perché gli anni '60 non ce l'hanno fatta ad arrivare ovunque. 

"La merda" di Cristian Ceresoli non è un lavoro con "un'attrice nuda" ma sulla nudità sociale e mentale in cui viviamo. Silvia Gallerano, su un sgabello sproporzionatamente alto, illuminata da una luce fredda e puntuale, che mette in risalto la perfezione delle sue imperfezioni, è al centro di un teatro, anch'esso spoglio. 

Non ci sono quinte, le travi di ferro del Kismet sono visibili, anche parte del magazzino. Pochi dettagli, perché tutto ciò che conta è nel testo e nella voce della Gallerano. "La merda" si propone come un lavoro dissacrante sulla realtà artistica italiana, che marcia su stereotipi di plastiche bellezze. Che il mondo dello spettacolo sia un luogo di atrocità è risaputo, ma Ceresoli fa di questo solo un pretesto per raccontare la natura umana, esplorata nella sua cattiveria intrinseca, come se il "gusto di far male" sia l'ottavo peccato capitale, nonché fenomeno alla moda. 

La voce della Gallerano esplora le dimensioni toccate da Ceresoli con sorprendente bravura di modulazione. Il viso distorto, il corpo teso, l'inno di Mameli, tutto affoga nel vuoto, nel buio di un luogo che lascia solo l'eco, lo scarto di una società malata. Ceresoli non salva nessuno, neanche la protagonista delle sfortunate avventure. Siamo tutti nella merda. Forse perché ce lo meritiamo?

Visto il 13-04-2014
al Kismet di Bari (BA)