La signorina Papillon (nel paese dei brutti sogni) nell’adattamento di Piero Di Blasio è una commedia dal buon ritmo, fedele all’ironia di Stefano Benni e con una buona comicità. Di Blasio, inoltre, ha sfruttato le possibilità di attualizzazione del testo rendendolo moderno e ancora più divertente.
Tratto da Teatro, edito per Feltrinelli nel 1999, La signorina Papillon è uno dei sei “raccontisceneggiatura” contenuti nel primo dei tre volumi con i quali Stefano Benni ha raccolto quei racconti pensati per la scena e molto spesso dedicati agli amici attori.
Autore di opere di grande successo, lo scrittore bolognese attraverso la costruzione di mondi e situazioni immaginarie, quasi oniriche e sempre molto fantasiose, riesce a sviluppare una forte satira di personaggi e vizi della società italiana degli ultimi decenni. Anche nella signorina Papillon, come nelle altre opere, emerge il suo stile di scrittura ricco di neologismi e di giochi di parole attraverso i quali modella parodie di personaggi e critiche dissacranti.
L’isolamento contro la corruzione della società
La signorina Papillon è ambientata nella Parigi bohémienne di fine ‘800 e vede protagonisti quattro personaggi molto diversi tra loro. Rose è una ragazza pura e ingenua, che vive isolata nella sua villa di campagna, lontana dai vizi, ambizioni e dalla corruzione della sfavillante Parigi. Marie Luise è la cugina, nonché miglior amica, di Rose ed è una lussuriosa arrampicatrice sociale. Millet è, invece, un pedante e logorroico poeta bohémien, convinto che ricchezza e fama contino più della qualità letteraria. Infine Armand è lo spietato comandante della loggia segreta, attaccabrighe senza scrupoli, disposto a tutto per le sue ambizioni di potere.
Marie Luise, Millet e Armand sono accomunati in una crudele missione: corrompere l’animo di Rose per poi ucciderla ed appropriarsi della sua magnifica villa di campagna. All’improvviso Rose si sveglia: è soltanto un incubo oppure un brutto sogno premonitore?
Una commedia scostumata con personaggi in costume
Nell’immaginario mondo ottocentesco creato da Benni gli attori sono in costume perché la storia lo richiede: abiti dai colori sgargianti che acuiscono in maniera ancor più caricaturale un mondo volutamente finto. I quattro abiti di scena disegnati da Francesca Grossi riescono perfettamente nell’intento, conferendo un valore aggiunto alle interpretazioni attoriali.
Efficace l’adattamento a cura di Piero Di Blasio: mantiene l’ironia originale di Benni aggiungendo un pizzico di nonsense (attraverso la ripetitività di alcune gag) migliorando addirittura il testo. Le battute con richiami d’attualità sono senz’altro un buon modo per attualizzare i testi di Benni mantenendone la fedeltà.
Positive le interpretazioni di Valeria Monetti, perfetta nel ricreare l’ingenuità di Rose, e di Piero Di Blasio, davvero credibile nella buffa e rozza interpretazione di Armand. Molto buona la sintonia tra i quattro attori, sia drammaturgica che scenica, si divertono recitando e divertono il pubblico.
Scenografia poco sfruttata: l’eccessiva semplicità ben rappresenta il mondo di Rose e contrasta con la ricercatezza degli abiti, ma forse poteva essere sfruttata più efficacemente. Anche l’accompagnamento musicale risulta poco utilizzato: buono per le entrate di Marie Luise, ma in generale assente.
In conclusione La signorina Papillon è una commedia piacevole per una serata divertente.