Una riuscitissima riduzione in chiave teatrale de La Storia di Elsa Morante curata da Marco Archetti con la regia di Fausto Cabra, il quale può contare su un cast di attori eccellenti.
Una riuscitissima riduzione in chiave teatrale de La Storia di Elsa Morante curata da Marco Archetti con la regia di Fausto Cabra. Impresa tutt’altro che semplice quella di portare sul palcoscenico un romanzo di oltre 600 pagine, in cui le ordinarie vite dei protagonisti si fondono con la Storia, quella con la S maiuscola, che scandisce Il susseguirsi degli eventi e che ingloba le vicende dei singoli nell’universale.
Il libro come protagonista
La chiave di lettura scelta dal drammaturgo e regista, cioè quella di rendere il romanzo protagonista della rappresentazione teatrale, si rivela vincente. Gli attori diventano quindi sia interpreti in prima persona delle vicende, sia lettori di alcuni dei passi più significativi.
Una copia del libro viene tenuta in mano da Ida fino dalla prima scena e attraverserà tutte le due ore e mezza dello spettacolo, perché, come scrive Cabra, “lo spettacolo non ha l’ambizione di sostituirsi all’esperienza del libro ma si prefigge il compito di accendere il desiderio di tornare al libro”.
La drammaturgia procede in modo serrato, incalzante, senza cali di tensione. I vari episodi si susseguono in uno spazio astratto, antinaturalistico, connotato solo da poche suppellettili, in cui luci e suoni fungono da vera scenografia. Parte del successo dello spettacolo va infatti attribuito anche a Gianluca Breda e Giacomo Brambilla, autori di un progetto luci che, basato su dei fari a testa mobile che cambiano l’atmosfera in continuazione, integra il racconto diventando parte integrante della drammaturgia stessa, come accade anche per il suono curato da Mimosa Campioni.
Regia attenta e cast eccellente
Fausto Cabra, che firma una regia attenta e misurata, può contare su un cast di attori eccellenti. Alberto Onofrietti passa con disinvoltura dallo spavaldo Nino, prima balilla e poi partigiano, al più introverso e umorale Davide, ebreo segnato dallo sterminio della famiglia in un lager, riuscendo addirittura a sostenere con grande intensità un dialogo tra i due. Il ruolo del piccolo Useppe è sostenuto da Francesco Sferrazza Papa, che riesce a trasmetterne l’ingenua spontaneità. Un gradino sopra tutti è la bravissima Franca Penone che nei panni di Ida regala momenti di grande partecipazione e profonda commozione.
Uno spettacolo che arriva direttamente al pubblico, che risponde in modo sincero e partecipe.