Lirica
LA TRAVIATA

Una nuova, grande Violetta per Venezia. E per noi tutti, melomani e turisti.

La Traviata
La Traviata © Roberto Moro

Un motivo solo, fondamentalmente, ci ha portato alla Fenice per assistere all'ennesima Traviata rivisitata dalla regia di Robert Carsen, ora ripresa da Cristoph Gayral. Allestimento nato per la riapertura del massimo teatro veneziano nel 2003, e poi riproposto instancabilmente tante di quelle volte - ne abbiamo parlato da ultimo nel dicembre 2014 (leggi qui), in occasione della 100° recita diretta da Diego Matheuz, e nel settembre 2016 (leggi qui) per salutare un veterano della bacchetta quale Nello Santi – al punto da perderne il conto.

Sotto sotto, uno spettacolo dai molti valori (e con qualche difetto), ormai prevalentemente frequentato da folle di stranieri che affollano la sala veneziana - il sold out è sempre assicurato - al pari di quanti arrivando sulle rive della Senna corrono a vedere l'ennesima recita de Notre-Dame de Paris. Oppure, trovandosi sulle quelle del Tamigi cercano l'immarcescibile Phantom of the opera. D'altro canto La traviata è nata proprio qui, 170 anni fa; ed il richiamo sui turisti resta irresistibile. Però sarebbe ora di pensare a qualcosa di nuovo.

GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA

Rosa Feola e Piero Pretti

Precisione e fraseggio musicalissimo

Ci siam persi per strada. Il motivo del nostro viaggio a Venezia era quello di sentire finalmente la Violetta di Rosa Feola, ruolo da lei debuttato nell'ottobre 2020 al Teatro Chiabrera di Savona sotto la regia della compianta Renata Scotto, che da molto tempo seguiva la sua preparazione musicale. Tra l'altro, il grande soprano savonese – corsi e ricorsi della storia - proprio su quel palcoscenico aveva esordito giovanissimo in Traviata, nel lontano 1952. 

Rosa Feola avrebbe poi dovuto reiterare la sua Violetta a luglio dell'anno scorso al San Carlo di Napoli, ma la gravidanza – e poi la nascita della piccola Renata – l'ha portata a  modificare i piani. Fu sostituita allora, fra l'altro, da quella stessa Claudia Pavone che condivide ora con lei queste recite veneziane, che assumono un po' il sapore della rivincita.

Piero Pretti e Rosa Feola

Un'agitazione incessante e febbrile, in una grande interprete

Ponendosi a mezzo fra due Violette storiche, quali riferimenti assolutamente ineludibili – il cinguettio ammaliante e melodioso della Sutherland da una parte, il fraseggio scavato e lacerante della Callas dall'altra – la cantante casertana, voce di soprano leggero facile ai morbidi acuti, ma dal cospicuo centro e dal registro inferiore ben valorizzato, trova una soluzione mediana. 

La verità dell'accento, l'immedesimazione nel personaggio, l'espressività attoriale in lei si uniscono e fondono con risorse naturali eccezionali, tecnicamente ben dominate e ben addestrate. Una nuova Mariella Devia, se vogliamo trovare un confronto vicino a noi.

Piero Pretti e Rosa Feola

Una carriera tutta in crescendo

In definitiva, dopo averla sentita in Mozart (Susanna), in Mercadante (Inez de I due Figaro), in Rossini (Ninnetta de La gazza ladra), in Verdi (Gilda) noi ritroviamo alla Fenice una consapevole, preparata ed intelligente belcantista, dotata di pregevole materia prima. 

Una interprete di assoluto rilevo, dotata di bellissimo timbro e d'ammirevole varietà d'accenti, che con purezza di canto - tutto giocato su fiati finemente controllati – realizza in pieno questo complesso personaggio verdiano, in equilibrio fra vivida teatralità e canto accortissimo. Come peraltro già fatto con le tante Gilda che ha alle spalle, foriere di grandi soddisfazioni per lei, e per il suo pubblico. Interpreti così sono rare. Il che spiega perché Riccardo Muti la tenga sotto le sue ali.

Rosa Feola e Gabriele Viviani

Attorno, alti e bassi

Per il resto, c'è da riferire che Piero Pretti porta in scena un Alfredo muscolare, meccanico e un po' grossier, vuoi per la genericità espressiva, vuoi per le frequenti aperture di suono. Gabriele Viviani è un Germont padre solido e squadrato, vocalmente generoso e nobile nell'accento; ma alla fin fine anche lui limitato quanto a sfumature; Valeria Giradello è una buona Flora; Cristiano Olivieri un mediocre Gastone; Armando Gabba un espressivo Douphol


Bene gli altri comprimari, fra cui l'apprezzabile Annina di Valentina Corò ed il Grenvil di Mattia Denti. Il coro feniceo, guidato da Alfonso Caiani, rispetto all'antecedente Cavalleria rusticana ha fatto decisamente miglior figura.

Ultima, ma non meno importante, l'ottima e e variegata direzione musicale di Stefano Ranzani. Organizzata con buona cura, molto teatrale nell'incedere narrativo; sempre pulsante e dinamica, ricca di colori e di sottili nuances cromatiche; ed in perfetto, costante dialogo e scambio di idee con la protagonista di cui sopra. Ce la ricorderemo.

Nel secondo cast di questa Traviata veneziana figuravano, oltre a Claudia Pavone, Giulio Pelligra e Luca Grassi.
 

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Visto il 14-09-2023
al La Fenice di Venezia (VE)