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L'AVVERSARIO

Al centro: L'avversario di Carrère che non smette di interrogarci

L'avversario
L'avversario © Laila Pozzo

L’avversario è una lettura scenica dell'omonimo libro di Emmanuel Carrère, a cura di Invisibile Kollettivo, di cui fanno parte gli attori Nicola Bortolotti, Lorenzo Fontana, Alessandro Mor, Franca Penone, Elena Russo Arman.

Cinque attori più uno

La particolarità di fronte alla quale si trova innanzitutto lo spettatore è l’assenza di divisione tra scena e pubblico: non c’è un palco rialzato né un sipario. I cinque attori di Invisibile Kollettivo calcano spesso la scena nello stesso momento e, a volte, con loro sotto le luci dei riflettori, giace un cane ben addestrato che non si sottrae alla sua parte. 

GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA


Le luci ricordano quelli dei set cinematografici e, al centro, prende corpo il mistero della storia che gli artisti hanno deciso di rievocare attraverso una lettura scenica: tutti gli attori hanno in mano il libro di Carrère, L’avversario, da cui il lavoro prende il titolo e pressoché l’intera sceneggiatura. 

Questo potrebbe rappresentare l’unico limite della messinscena: la mediazione costante del libro, tra attori e pubblico, rischia a tratti di ridimensionare la potenza drammatica della vicenda.

Una tragedia che “turba ciascuno di noi”

Il 9 gennaio 1993, a Prévessin-Moëns, nella Francia orientale, Jean-Claude Romand ha ucciso la moglie, Florence, e i due figli, Antoine e Caroline. Dopodiché è andato a pranzo dai suoi genitori e ha ammazzato anche loro. Poi è tornato a casa e le ha dato fuoco, tentando, invano, di suicidarsi. 

Perché tanta efferatezza? All'inizio nessuno dei suoi amici più cari né tantomeno quello più stretto, che si chiama Luc, riesce a crederci: vive pensando che si tratti di un errore o di un complotto orchestrato ai danni di Jean-Claude. Interrogato dalla polizia, racconta della professione dell'amico: è medico e ricercatore all'Organizzazione mondiale della sanità, a Ginevra. In realtà bastano poche telefonate agli inquirenti per verificare che non esiste nessun dottor Romand. E da qui in poi si snocciolano sotto i riflettori tutte le bugie che da oltre diciotto anni andava dicendo alla famiglia e agli altri. 

 


In scena gli artisti entrano ed escono di continuo dai panni dei personaggi cruciali della vita di Jean-Claude che, invece, non compare mai se non attraverso registrazioni audio: la moglie e i figli, l'amico Luc, l'amante Corinne, i suoi genitori. 

Gli attori danno così vita a una scenografia estremamente dinamica nella quale si rivelano abili a vestire e smettere abiti, voci, modi di fare, sentimenti ed emozioni sempre diversi, che si avvicendano in successione rapida.


Carrère fu attratto dal mistero di questa tragedia che pure ha qualcosa in comune con tutti noi, che non siamo immuni dal desiderio di non deludere le aspettative altrui. Lo scrittore ebbe modo di intrattenere con l'imputato un rapporto epistolare e di seguire da vicino il processo.

"Ho cercato di raccontare con precisione, giorno dopo giorno, questa vita di solitudine, d'impostura e d'assenza. Di immaginare cosa passasse per la testa di quell'uomo durante le lunghe ore vuote, senza progetti e senza testimoni, che tutti presumevano trascorresse al lavoro, e che trascorreva invece nel parcheggio di un'autostrada o nei boschi del Giura. Di capire, infine, che cosa, in un'esperienza umana tanto estrema, mi abbia così profondamente turbato - e turbi, credo, ciascuno di noi".
 

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Visto il 27-11-2022