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LE BUONE MANIERE

Nell’anima di Fabio Savi c’è la verità sulla Uno Bianca

Nell’anima di Fabio Savi c’è la verità sulla Uno Bianca

Le buone maniere – I fatti della Uno Bianca è un serrato monologo diretto e interpretato dal romagnolo Michele Di Giacomo affiancato dalla consulenza drammaturgica di Magdalena Barile. Basato sul testo di Michele Di Vito, lo spettacolo riporta alla luce la lunga scia di sangue che macchiò Bologna e l’Emilia-Romagna a fine Anni ’80. Eventi tragici. Efferati. Ma che non devono essere dimenticati. Fabio Savi, i fratelli Roberto e Alberto, e gli amici Pietro Gugliotta, Marino Occhipinti e Luca Vallicelli: questi i membri della banda, personaggi negativi sospesi tra ferocia diabolica e banalità sconcertante, capaci di sette anni di atroci crimini e responsabili di ventiquattro omicidi e centodue feriti.

In cella con Fabio Savi
Michele Di Giacomo, attore originario di Cesena e milanese di adozione, interpreta lo spietato Fabio Savi, secondogenito dei tre fratelli, l’unico dei membri della banda a non essere un poliziotto. Nella sua cella Fabio è in attesa dell’intervista del giorno successivo. Inquirenti, giornalisti? Non importa. Vogliono sapere il perché. “Ma a noi i curiosi non sono mai piaciuti”, afferma con sguardo di ghiaccio. E allora cosa raccontargli? Ma in quella prigione Fabio non è solo e deve fare i conti con sé stesso. Così il Fabio metodico e a tratti insicuro, che riordina scrupolosamente la sua cella e si rilassa con Superquark, improvvisamente lascia spazio all’assassino dal linguaggio aggressivo, rabbioso e deciso, ma anche caotico e dalle azioni imprevedibili.

Fantasmi. Come fantasmi.
Competizione tra fratelli: l’ammirazione per Roberto, il maggiore, e la benevolenza per Alberto, il più giovane. Frustrazione per una vita sacrificata da servi dello Stato, i debiti, e il disprezzo per i deboli. Rivalsa, verso un Paese che lascia impuniti i criminali stranieri. La voglia di essere protagonisti per davvero: per sette anni su tutti i giornali e le tv, e non soltanto “sboroni dopo un bianchino al bar”. E infine l’adrenalina, alzando la posta sempre più. Seminando terrore. Come fantasmi. Imprendibili. A bordo della Uno Bianca. Un’auto senza antifurto, facile da mettere in moto con una semplice carta telefonica ritagliata, e tanto diffusa da non dare nell’occhio. Allo stesso tempo dando la sensazione di essere ovunque. Da leggenda. Come fantasmi.

La vicenda sotto i riflettori. Per non dimenticare
Michele Di Giacomo interpreta con carattere un ruolo difficile, restituendo al pubblico un Fabio Savi bipolare e, addirittura, quasi in grado di giustificare la sua follia. Disagi e motivazioni attuali ancora oggi, latenti e pronti a riesplodere. Il testo curato da Di Vito risulta ben strutturato e veloce, così come anche l’adattamento che, grazie alla voce fuori scena, riesce a ricostruire in maniera fredda e cronachistica i numeri, le vicende e i fatti di quegli anni, restituendo un quadro completo anche allo spettatore più giovane.

 

Visto il 22-05-2017
al Libero di Milano (MI)