Al suo debutto nel sud Italia la compagnia reggiana Quinta Parete ha portato sul palco del teatro Il primo lo spettacolo Le fondamenta dell’impero, insolito ed inedito testo che mette in scena un’umanità a noi vicina, un’umanità estrema, che vive una realtà esasperata in cui domina "un individualismo feroce, inserito in un mondo in cui tutto è virtuale e le poche tracce di umanità sono percepite sotto la luce dell’interesse”. Con vigore Enrico Lombardi dà corpo e animo al protagonista, un uomo che mantiene in piedi con ostinazione la propria aberrante ed aberrata realtà, costruendo e distruggendo il suo mondo, creando quel che gli serve per poi farne ciò che vuole. Fulcro del suo vivere è una disinibita autoesaltazione, che si scontra inevitabilmente con tutto ciò che di irrazionale ed incontrollabile riserva la vita, con tutto ciò che mette pericolosamente in bilico la sua ostinata verità.
Così il sinuoso monologo, insolito e originale testo di Luca Balbarini (che asciugato acquisterebbe forse maggior incisività), oscilla tra il surreale ed il crudamente reale, tra fantasie, ambizioni e desideri irrealizzabili, nell’accanito perseguimento di un “successo personale così fortemente legato a una irrefrenabile ansia di controllo totale: personale, familiare, economico, sociale”. Singolare ed indovinata la regia di Fadia Bassmaji, che fa muovere il protagonista in un palco nudo, ingombro solo di anonimi cubi bianchi, scatole che racchiudono cose o emozioni, componenti con cui costruire o disfare elementi di scena, metaforici mattoni con cui edificare la realtà, destinata a crollare insiemi alle proprie illusorie certezze.