L’edizione n. 58 del Festival di Nuova Consonanza è stata inaugurata con la prima assoluta dell’opera Le ossa di Cartesio al Teatro Palladium di Roma. La nuova produzione realizzata con l’Associazione Opera InCanto è uno spettacolo in un atto e sei scene su libretto di Guido Barbieri e musiche di Mauro Cardi, messo in scena a cura di Enrico Frattaroli con Fabio Maestri alla direzione dell’Ensemble In Canto.
Un “giallo” del 1600
La vicenda è una specie di romanzo giallo sulla morte di Cartesio e sui misteri che la circondano.
“La morte di Cartesio, avvenuta nel 1650, è ancora oggi un enigma irrisolto – racconta Guido Barbieri –. Le biografie ufficiali la attribuiscono ad una banale polmonite contratta a Stoccolma, dove il filosofo si trovava per impartire le sue lezioni a Cristina di Svezia. Uno studioso tedesco, Theodor Ebert, ha scoperto un’altra verità: l’autore del Discorso sul metodo sarebbe stato avvelenato da un emissario di Papa Innocenzo X per timore che dissuadesse la regina dalla conversione alla religione cattolica. Un’ipotesi forse indimostrabile che però mette in moto un vero e proprio giallo seicentesco”.
L’opera mostra Cartesio stesso che, da morto, racconta le vicende che hanno segnato tragicamente il suo destino e ricostruisce le relazioni con i personaggi chiave della sua vita: Cristina di Svezia, l’abate Viogué l’avvelenatore, Helena, madre della sua unica figlia, il suo medico personale e il Capitano delle Guardie Regie svedesi autore del furto del teschio durante la traslazione a Parigi dei suoi resti.
Il protagonista è interpretato dall’attore Franco Mazzi, che legge il testo seduto su un gradino del proscenio. Interagiscono con lui i cinque personaggi interpretati da due soprani Valeria Mastrosova e Patrizia Polia e un baritono, Federico Benetti.
Cartesio, uno di noi
Il testo racconta un filosofo pieno di umanità, preda, come tutti noi, di passioni e sentimenti. La sua vocazione analitica si esprime individuando sei passioni “principali” da cui derivano tutte le altre. Accompagnano il racconto proiezioni di immagini antiche ispirate alle sei passioni contrastanti di amore e odio, gioia e tristezza, desiderio e meraviglia che contrappuntano i ritratti dei personaggi della storia insieme a immagini del piano cartesiano con funzioni matematiche e le equazioni che le descrivono.
I capitoli in cui il testo è diviso sono sottolineati da citazioni di arie antiche, di Haendel, Monteverdi, Domenico Mazzocchi, Sigismondo d’India e Barbara Strozzi, dissolti e incrociati con la musica originale dei nostri giorni di Mauro Cardi. L’effetto è suggestivo, il carattere del racconto assume così di volta in volta effetti di attesa, di sospensione, di trasfigurazione.
I musicisti dell’Ensemble e i cantanti occupano tutto il palcoscenico e non fanno certo rimpiangere l’assenza della scena, anzi sono essi stessi con la loro arte a sublimare l’azione drammaturgica, ancora una volta la musica racconta.