Isa Danieli e Giuliana De Sio, dirette con elegante dinamismo da Pierpaolo Sepe, sono Le signorine: due personaggi complessi nella loro dignitosa mediocrità, in una commedia scoppiettante scritta da Gianni Clementi, ma prepotentemente agrodolce, che fa riflettere sulla famiglia quale luogo dove mostriamo i nostri lati peggiori, senza mai recidere i legami più importanti.
Il sipario si apre su una musica che introduce il pubblico in una spensierata atmosfera napoletana e, subito dopo, Giuliana De Sio sgambetta sulle note di Alghero, di Giuni Russo: un elemento sufficiente per catalizzare l’attenzione del pubblico, provocando moderata spensieratezza.
Un modesto, ma dignitoso appartamento in un vicolo di Napoli, è l’habitat di due sorelle zitelle, Rosaria e Addolorata, entrambe affette da poliomielite, con effetti evidenti soprattutto negli arti inferiori.
“Noi non siamo signore. Siamo signorine”
In questa frase, pronunciata da Rosaria (Isa Danieli) è racchiusa la tragica quotidianità di due esistenze vuote, il cui unico sfogo sembra essere quello di provocarsi continuamente a vicenda, pronte a esplodere da un momento all’altro.
Addolorata (Giuliana De Sio), dopo una vita condotta all’insegna dei sacrifici – imposti dalla sorella – vorrebbe finalmente godersi qualche sfizio, ma i suoi leciti desideri sono ostacolati da Rosaria, che non ha nessuna intenzione di intaccare il cospicuo conto bancario, con i risparmi accumulati da una vita di lavoro: dall’utilizzo di un piccolo televisore (con conseguente consumo di energia elettrica, tema peraltro di stringente attualità nelle ultime settimane, ndr) alla scelta di cosa mangiare tra olive, pomodori ammaccati e pasta con le vongole (rigorosamente non veraci e senza prezzemolo), tutto può rendere faticosa una convivenza la cui monotonia è spezzata, proprio dagli esilaranti battibecchi tra le due zitelle.
Le sorelle Hudson in salsa partenopea
Il primo atto è una serie interminabile di gag e risate: Rosaria domina e Addolorata, a malincuore, subisce. Ma nel secondo atto, si assiste a un ribaltamento dei ruoli; Rosaria è colpita da un ictus che la rende praticamente un vegetale, costretta su una sedia a rotelle, offrendo così ad Addolorata – che comunque continua ad accudire la sorella – l’occasione di riscattarsi dalle privazioni del passato, mettendo in atto una vendetta maturata nel corso degli anni (che prevede anche la vendita ai cinesi della merceria nella quale le due sorelle hanno lavorato un’intera vita).
Gli esilaranti battibecchi precedenti lasciano il posto, nel secondo atto, a un atmosfera più ansiogena e onirica sottolineata dal caleidoscopico disegno luci firmato da Luigi Biondi; nella deriva agrodolce di questa commedia si possono scorgere non poche similitudini con il distruttivo rapporto tra le sorelle Hudson (interpretate da Joan Crawford e Bette Davis) nel film Che fine ha fatto Baby Jane?.