Dei Legnanesi si è scritto molto e di più.
La gente da decenni si accalca e li vede sempre volentieri, spellandosi le mani a ridendo anche quando da ridere non c'è.
Sono delle maschere e le maschere funzionano sempre: le loro riviste piacciono, ma il pubblico accetta anche i rovesci di fortuna e di idee in nome dei propri beniamini. E' normale, ma non veritiero. O non del tutto.
I Legnanesi di questa nuova rivista sono i soliti vecchi e beneamati attori (la vincente triade Provasio-Dalceri-Campisi) con tutto il cucuzzaro di ballerini (i boys), le vecchiette del cortile e gregari non meglio identificati.
Tra un funerale, un viaggio in Russia e una rivolta carceraria, il minestrone è ricco e piace, ma c'è qualcosa che stona, che non convince fino in fondo.
In primis manca il cortile: tanto sponsorizzato dal fu Felice Musazzi, tanto sponsorizzato dalle interviste rilasciate dagli attori principali, ma di fatto scomparso dalle scene. Che peccato.
Non manca però un che di strano, soprattutto ei meccanismi di gruppo: poca coesione con la Mabilia (oggettivamente poco coinvolgente),Antonio Provasio, l'interprete della Teresa, seppure giochi bene nel suo ruolo, ha un qualcosa che stona ...e non si capisce cosa sia. E' una Teresa distratta, un po' pigra, anche ripetitiva. Stancano le false risate e i finti scoppi di risa soprattutto di Dalceri; sempre carine le gag col pubblico, ma anche queste ormai sono poco naturali.
Eccezionale come sempre il bravissimo Luigi Campisi, protagonista più che mai e di una classe innata. Nella scena della rivolta carceraria raggiunge livelli grandiosi.
Nei testi si avverte un che di stantio e di rivisto e corretto (ma poco corretto): rispetto ai testi precedenti, quest'anno Provasio abbonda di battutine a doppio senso e a sfondo sessuale (alcune simpatiche, altre fuori luogo) e di attualità c'è poco, a parte le sacrosante (ahinoi) rate da pagare a fine mese che fanno rima col titolo della rivista.
Basta basta basta con costosissimi balletti dai lustrini lussuosi (belli, non c'è che dire...) e coi ballerini scoordinati. Alla vecchia generazione piacciono ancora (si avvertono comunque commentacci e sbadigli), ma sono fuori luogo in un momento di crisi economica - tra l'altro propugnata dalla Teresa stessa -Almeno, per favore, non in playback.
La novità dell'anno sono le mascherine del teatro che si aggirano per la sala durante l'intervallo a vendere calendari e oggetti di merchandising, tipo gelati allo stadio.
Meno male che c'è la Pinetta, nota di colore in una rivista simpatica ma grigetta.
E se la facessimo sposare con il Giuan?
Almeno la Teresa sarebbe contenta e forse noi pure.
Si apre il dibattito.
Visto il
05-02-2010
al
Tordinona - Sala Pirandello
di Roma
(RM)