Ci sono prodotti che, come si dice, “si vendono da soli”, senza grandi sforzi, tanto sono graditi. E’ certamente il caso de L’elisir d’amore, il capolavoro di Gaetano Donizetti che da quasi due secoli riempie i teatri ovunque venga proposto.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Grandi cantanti, splendidi attori
Il successo di pubblico per quest’opera non fa certo notizia, ma la versione presentata al Teatro dell’Opera di Roma merita una attenzione speciale grazie soprattutto al livello musicale, una vera e propria epifania di belcanto.
A partire dal giovane direttore Francesco Lanzillotta, romano, al debutto sul podio più amato della sua città. La lettura che propone, grazie anche ad un’orchestra puntuale e precisa, è brillante senza essere invadente, perfetta per il dramma giocoso diviso tra scherzo e sentimenti. Notevoli i legni e gli ottoni impegnati spesso a raddoppiare le voci nei passi più popolari, mentre gli archi con efficacia tratteggiano il paesaggio sonoro della vicenda.
La compagnia di canto ha regalato una prestazione da riferimento. Nella recita del 15 gennaio la soprano polacca Aleksandra Kurzak è una protagonista brillante nella recitazione e superba nel canto, seducente civetta confonde l’ingenuo Nemorino di John Osborn in gran forma, non una grande voce, ma una espressività straordinaria giustamente valorizzata dalla discrezione dell’orchestra.
L’attesa Una furtiva lagrima ha entusiasmato il pubblico romano che ha chiesto ed ottenuto il bis, nemmeno la eccezionale performance della bella acrobata che ha contrappuntato il canto è riuscita a distrarre l’attenzione dalla commovente aria.
Il ciarlatano Dulcamara strappa risate divertite negli acrobatici e intonatissimi scilinguagnoli del personaggio grazie all’arte sopraffina di Simone Del Savio, mentre il piacione Belcore è efficacemente impersonato da Alessio Arduini.
Una nota a parte va a Giulia Mazzola, brillante Giannetta tiene la scena con disinvoltura da attrice consumata e spicca con i suoi acuti non proprio da comprimaria. Il Coro diretto da Ciro Visco è sempre un protagonista su cui contare.
Un circo del sud
Non proprio originalissima la regìa di Ruggero Cappuccio che riprende la messa in scena del 2011 ripresa nel 2014, l’ambientazione è un po’ da circo, con giocolieri, acrobati e ballerini impegnati in danze talvolta discutibili, come quando Giannetta accenna passi di twist.
La scena, di Domenico Rubertelli, astratta con dominio del bianco, mostra sullo sfondo un paese che non ricorda certamente quello basco del libretto, quanto piuttosto un candido agglomerato di case che potrebbe essere in Puglia o in Grecia.
Anche nei costumi di Carlo Poggioli domina il bianco, ma sapienti tocchi di colore valorizzati dalle luci di Vinicio Cheli li rendono brillanti e felicemente adeguati al discorso musicale.
Primo spettacolo del 2023, grande successo, entusiasmo alle stelle per quello che speriamo sia auspicio per il resto della stagione.