Danza
LO SCHIACCIANOCI

Lo Schiaccianoci di Massimiliano Volpini per un Natale del nostro tempo

Lo schiaccianoci
Lo schiaccianoci

Lo Schiaccianoci di Massimiliano Volpini, prodotto dal Balletto di Roma, è l’immagine contemporanea del Natale, il sogno di fuga da una realtà complicata verso un mondo di sogno.

Nella nuova ideazione del coreografo scaligero resta pochissimo della versione classica di Čajkovskij del balletto natalizio per eccellenza. Pur essendo stato riallestito nel corso degli anni in innumerevoli modi, il balletto tratto dalla novella di Hoffmann, sotto lo sguardo di Volpini si rivolge tutto alla contemporaneità, dalla coreografia alla drammaturgia.

Una coreografia metropolitana

Si riscrive completamente il personaggio di Clara che da dolce bambina diviene una donna forte, una guerriera che, con tanto di elmetto, combatte contro i disagi del quotidiano. Invece della festa natalizia elegante e borghese in cui si articola quasi tutto il primo atto, quest’ultimo vede la “marcia dei bambini” svolgersi per le strade di una periferia metropolitana popolata da senzatetto, ribelli, clochard. È la comunità invisibile e silenziosa dei nostri giorni, la parte infelice e lo strato più reietto della società.

Potrebbero decidere di arrendersi al proprio destino, smettere di combattere e lasciarsi andare alla perdita della propria umanità. Non ci sono giocattoli e soldatini a rallegrarli ma solo un principe fuggitivo e la sua amata che tentano di scavalcare un muro che divide due mondi e due realtà contrastanti. Ma sulle note di Čajkovskij quest’umanità disagiata resta in piedi, sempre e nonostante tutto. Lo dimostra la coreografia angolare e spigolosa con i suoi disegni geometrici a squadra, i suoi canoni ordinati, le formazioni a schiera, l’uniformità che si ricerca continuamente nel caos. Lo stesso carattere belligerante della coreografia viene mantenuto nella tradizionale “battaglia dei topi” che diventa un violento scontro di strada in cui i topi assumono le sembianze di uomini oscuri.

Lo schiaccianoci


Il valzer fiocchi di neve è una splendida danza d’insieme di impermeabili rossi e caschetti copricapo, una rivoluzione sotto la neve. Nulla resta dei candidi fiocchi di neve, forse solo l’innocenza di giovani ragazzi che giocano a raccogliere fiocchi e palle di neve. Come bambini, i danzatori restano affascinati dalle neve che scende lenta danno spazio ad un’espressività del corpo più teatrale. Pur essendo il momento più minimalista dal punto di vista coreografico risulta forse il più suggestivo.

Tra ecologia e sociologia

Il secondo atto riprende le danze di vari paesi del mondo tipiche della struttura originale del balletto insieme a uno stile più classicheggiante. Il valzer dei fiori è un tripudio di colori in cui coppie impensabili si ritrovano a danzare insieme, senza distinzioni di alcun genere. Anche questo momento risulta più asciutto nella coreografia ma dipinge perfettamente la gioia di trovarsi in un mondo migliore, forse non così perfetto come i protagonisti lo immaginavano, ma pur sempre felice. Forse perché trattasi di un mondo costruito nella fantasia di Clara, e quindi, immaginario rispetto a quello terreno così misero e privo di giustizia. Forse perché è un mondo in cui si dimostra come sia possibile inseguire sogni, costruire nuovi progetti di vita, scoprire un nuovo sé anche attraverso una ricerca difficile, evitare di trasformarsi in un “rifiuto”(citando le note di regia) o perlomeno di vedere in esso dell’utile, del buono.

Forse questa è una delle poche volte in cui Lo Schiaccianoci, attraverso la fiaba del Natale, riflette su problemi attuali, sul tema ecologico (lo dimostrano la carta, il vetro, la stoffa e la plastica utilizzati, attraverso un prezioso riciclo, per scene e costumi), sullo smarrimento dell’identità sociale, sulla dialettica tra emarginati e persecutori, sulla miseria e la liquidità di un Natale dei tempi moderni.

Visto il 17-12-2019