Prosa
L'UOMO DAL FIORE IN BOCCA

Al Litta il pirandelliano Uomo dal fiore in bocca

Al Litta il pirandelliano Uomo dal fiore in bocca

   Nello storico e settecentesco Palazzo Litta, il palco resta insolitamente illuminato. Tutto ricorda più un’installazione d’arte moderna piuttosto che una scenografia teatrale. Parte, così, una proiezione in un piccolo tondo sulla parete e la rappresentazione inizia.
 

   È “L’uomo dal fiore in bocca”, in scena al Teatro Litta di Milano dal 29 gennaio al 10 febbraio 2013, prodotto da Litta Produzioni e diretto da Antonio Syxty, regista di Buenos Aires e formatosi negli USA.
   Classificabile nella terza fase del teatro pirandelliano, “L’uomo dal fiore in bocca” è un’opera teatrale in atto unico, composta da Luigi Pirandello agli inizi degli Anni ‘20. Inscenata per la prima volta proprio a Milano, al Teatro Manzoni il 24 febbraio 1922, è sviluppata da un adattamento della novella La morte addosso, contenuta nella raccolta Novelle per un anno. Nell’opera, esempio di dramma borghese, l’autore siciliano indaga sull’incomunicabilità e sulla relatività della realtà.


   La novella è ambientata in un caffè di una ipotetica stazione ferroviaria. Il protagonista, interpretato da Francesco Paolo Cosenza, è un uomo dal destino segnato a cui ormai restano pochi giorni di vita. È quindi spinto a riflettere sul mistero della vita, penetrando in maniera estrema la sua essenza e il suo mistero: tutti i particolari sono visti in un’ottica diversa, caricandosi di significati autentici. Nella scena fa da contraltare un uomo qualsiasi, interpretato da Niccolò Piramidal, vittima della monotonia e della banalità della vita quotidiana, tanto scialbo e vuoto che il dialogo fra i due i caratteri presto si trasforma in monologo carico di tristezza e sofferenza. Infine viene svelato il segreto dell’epitelioma: un nome più dolce di una caramella, che ben si adatterebbe ad un fiore, ma a un fiore così maligno.


   Ciò che ne emerge è una rappresentazione estremamente emozionale, pesantemente carica di tristezza. Le sensazioni vengono poi amplificate da una musica che si sposa perfettamente con il dramma raccontato. Le immagini di sicuro impatto emotivo, così come anche le luci, curate da Fulvio Melli, rivestono un ruolo di primaria importanza per l’atipicità della rappresentazione e ben si coniugano con la studiata e appositamente nuda scenografia, a cura di Guido Bruganza, che permette di focalizzare l’attenzione sul dramma in atto oltre che a ben contestualizzare l’opera.


   Infine la breve durata dello spettacolo, poco più di una quarantina di minuti, incide in maniera determinate sulle emozioni che la rappresentazione lascia in eredità alla platea.

 

   Particolare aggiunto: decisamente apprezzabile nel foyer del teatro l’esposizione pittorica “Nella terra dei Pinocchi” di Bruno Gianesi, che vale la pena di contemplare attentamente attendendo l’inizio della rappresentazione.

Visto il 01-02-2013
al La Tenda di Modena (MO)