Carmelo Rifici, dopo il lavoro su Ifigenia (2017) prosegue la sua esplorazione dei classici: lo spettacolo Macbeth, le cose nascoste – scritto a quattro mani con Angela Dematté – è uno studio in chiave psicanalitica che, partendo dai temi della tragedia shakespeariana, compie un viaggio attraverso le esperienze personali degli attori coinvolti nello spettacolo.
Parte integrante del progetto sono state le sedute di analisi, guidate dallo psicoanalista junghiano Giuseppe Lombardi rappresentate in scena con l’ausilio di videoproiezioni e soprattutto attraverso la presenza sul palco, in alternanza, di Rifici, Dematté e della dramaturg Simona Gonella.
Innocenza, omicidio e caduta
Lo spettacolo è articolato in un prologo (la seduta psicanalitica di ciascuno degli interpreti che, progressivamente, si inserisce nelle vicissitudini del Macbeth), tre parti (interpretate da tre differenti coppie di Macbeth/Lady Macbeth) e un epilogo.
La prima coppia (Tindaro Granata - Elena Rivoltini) rappresenta l’innocenza e il mondo antico delle streghe (rappresentato dai due interpreti come delicata rievocazione, sostenuta da un sentimento di affetto); la seconda coppia (Alfonso De Vreese - Leda Kreider) porta in scena i temi dell’omicidio e la violenza; la sorprendente veemenza di Angelo Di Genio come terzo Macbeth prelude alla consapevole, rovinosa caduta di un tiranno e della sua Lady (l’imperturbabile Maria Pilar Perez Aspa).
Il sacrificio del maiale
Il compito di incarnare gli effetti del potere di Ecate (e quindi il mondo della magia e delle streghe, nel quale agisce inconsapevolmente la comunità umana) è affidato ad Alessandro Bandini, che interpreta il figlio di Banquo, ma rappresenta anche l’intera famiglia di Macduff, destinata all’estremo sacrificio.
Nelle scene finali, l’attore, prima va incontro al macello, completamente nudo e appeso per i piedi; subito dopo il procedimento della macellazione del maiale viene spiegato nel dettaglio, con chiari riferimenti alla cultura contadina siciliana, da Tindaro Granata, mentre il corpo (ancora nudo) di Bandini viene totalmente cosparso d’oro, seguendo una precisa tecnica di body-painting.
Uno spettacolo complesso, anche sul piano visivo (sul palcoscenico viene fatta scorrere, più volte, acqua dal fondale) che rivela, parallelamente al carattere tragico, una profonda natura intimistica, segnata da un ingombrante e duraturo silenzio che nemmeno il disegno luci di Gianni Staropoli e le musiche di Zeno Gabaglio riescono a turbare.