Madame Bovary: in viaggio nella mente di Emma

Madame Bovary: in viaggio nella mente di Emma

Nella rivoluzionaria rilettura di Luciano Colavero il romanzo di Flaubert è ridotto ai minimi termini: Madame Bovary è demolita, ricostruita pezzo per pezzo da un’interessante prospettiva, quindi nuovamente smantellata, ma soltanto dopo aver illuminato le più oscure pieghe della mente di Emma.

Inizio al veleno, infine la morte

Nel mezzo un’agonia ricca di sofferenze fisiche, indotte dall’arsenico, affiancate dalle angosce psichiche frutto delle insoddisfazioni. Azzerati tutti i dettagli di contorno, in antitesi al romanzo di Flaubert viene scelto il monologo, con il racconto in prima persona di Madame Bovary stessa: nessun preambolo, via gli intrecci amorosi e i tradimenti, tagliati anche i sogni e le speranze. Eliminato ogni altro personaggio che le ruota attorno. Ciò che resta è lei stessa. Da sola, in una stanza oscura dalla pareti nere come la mente della protagonista. Negli ultimi attimi della sua vita.
Disperazione portata all’esasperazione. Pian piano la Madame Bovary, donna insoddisfatta e annoiata che mal sopporta il marito e il ruolo di moglie, si sveste e rivela Emma, sognatrice ingorda pronta a indebitarsi fino all’ultimo franco pur di vivere come in un romanzo. Avere, avere e ancora avere, senza trovare mai, però, soddisfazione.

Da Bauman, passando per Augè e Bacon, fino a tornare a Flaubert

“Inizialmente il monologo fu scritto per interpretare Consumo dunque sono di Zygmunt Bauman. Grazie anche ad un capitolo di Futuro di Marc Augé, arriva l’intuizione di riadattare quel monologo all’opera di Flaubert: tutto ciò che viene detto qui, non c’è nel romanzo originale, ma in ogni caso non ne è in contraddizione. Infine la scenografia: è nata con un’ispirazione scatenata dai dipinti di Francis Bacon”. LO racconta Luciano Colavero a margine della rappresentazione.

Chiara Favero, invece, rivela alcuni dettagli della sua interpretazione “Madame Bovary è contagiata da una spirale di avere per essere: compra molte cose inutili solo per diventare una persona diversa da quella che è, ma tutto ciò le provoca soltanto grossa infelicità. Ho studiato ogni movimento di Emma nel romanzo e sono riuscita a inserire i suoi atteggiamenti in questa rappresentazione (ndr, lecca il veleno sul palco come la tazzina della Bovary di Flaubert) perché credo che la personalità emerga dalle azioni del personaggio.”

Monologo, scenografia minimal e interpretazione vissuta: mix efficacie

Chiara Favero, ingabbiata in una stretta e lunga pedana dalla quale non scenderà mai, si muove con naturale sicurezza: salta per l’inquietudine, si contorce per la profonda sofferenza, corre e cade in preda alla frustrazione. L’interpretazione è intensa e capace di spezzare il fiato al pubblico trasmettendo un puro senso di angoscia. Chicca finale il microfono sul cuore: il rumore dei battiti è un raffinato tocco noir sulla fine di Emma.