La linea narrativa di Madame Pink, commedia musicale diretta dal regista franco-argentino Alfredo Arias e scritta insieme con René De Ceccatty, è abbastanza chiara: gli uomini, alcuni in sospetto di omosessualità, sono fedifraghi: le donne sono supervamp e profondamente ingenue, oppure cattive, egoiste e cagne. Anche in senso letterale, come la cagnolina rosa Roxie che fa innamorare di sé il primo marito di Madame Pink, protagonista e io narrante dello spettacolo, e fa sesso con alcuni amanti della donna.
Un bignami del patriarcato contemporaneo insomma con annessi riferimenti al membro maschile, alla fellatio e alla castrazione, tanto per non farsi mancare un po' di fallocentrismo.
Non manca nemmeno un pizzico di omofobia: il cagnolino rosa è un "cane femmina" perché non ci sono cani gay.
Non è gay, ci tiene a precisare, nemmeno l'effeminatissimo poliziotto in stile Village People che indaga sull'omicidio di uno dei maritiamanti di Madame Pink.
Il riferimento letterario dietro Madame Pink, il James Caine di Mildred Pierce, torvo melò noir del 1941 che racconta la parabola negativa di una donna ambiziosa come un uomo, è pretestuosa e non porta ad alcun vero apporto narrativo.
Quel che delude della messinscena è la completa assenza di un immaginario collettivo, nazionale o internazionale.
I riferimenti presenti alla letteratura noir, alla pop art delle scene, alla commedia musicale (che non è certamente quella di Broadway) non rimandano ad alcuna cultura nordamericana, italiana o argentina che sia.
Madame Pink è un testo apolide. Attrici e attori soffrono della mancanza di vere indicazioni di regia con la conseguenza che sulla scena ci si muove come si fosse in un programma televisivo in diretta piuttosto che sul palcoscenico di uno spettacolo dal vivo.
Sarà che Madame Pink è uno spettacolo privo di azione scenica, attori e attrici si limitano a raccontare eventi che accadono quasi sempre fuori dalla scena e a cantare canzoni (quattordici) con dei testi poco interessanti (voglio essere una barbie rosa) e per niente performate.
Si canta da due microfoni con asta ma, essendo tutte e tutti microfonati, durante le esecuzioni si continua a cantare anche quando ce se ne allontana con uno spiazzante effetto da playback.
Le musiche, di Mark Plati e Mauro Gioia, eseguite dal vivo da Giuseppe Burgarella (tastiere), Ben Croze (chitarre), Marco Di Palo (basso) e Salvatore Minale (batteria) sono interessanti nella composizione, anche se appiattite su di un unico ritmo esecutivo.
Gaia Aprea è una Madame Pink convincente e capace di tenere la scena mentre Flo, al secolo Floriana Cangiano, è sacrificata dalla maschera da cane che porta per tutto lo spettacolo. Mauro Gioia ha evidenti problemi di dizione soprattutto nella "s", Gianluca Musiu si barcamena con il giovanilismo della sua verve disinvolta mentre Paolo Serra si distingue nella versatilità dei tanti personaggi che è chiamato a interpretare.
Le scenografie, di Agostino Iacurci, pur interessanti nei loro riferimenti alla pop--art, non potrebbero essere più esornative, mentre i bei costumi di Marco De Vincenzo avrebbero meritato una commedia migliore.
Il pubblico applaude, non solo perché è quel che ci si aspetta da lui, ma anche perché glielo ha chiaramente chiesto il regista (siccome manca l'aria condizionata applaudite così muovete l'aria) all'inizio.