Lirica
MANON LESCAUT

Una Manon Lescaut ispirata e lineare apre la stagione lirica 2024 a Bologna

Manon Lescaut
Manon Lescaut © Andrea Ranzi

C'è una protagonista fondamentale, in questa Manon Lescaut che al Comunale Noveau di Bologna apre la stagione lirica 2024. Il nome è scritto giù giù in locandina, solo dopo l'ultimo dei comprimari: è l'Orchestra del Teatro Comunale. 

Non sempre ci è capitato infatti di sentire una formazione così ispirata, flessibile, coesa  nel rendere perfettamente in ogni dettaglio strumentale. Una compagine che 'canta' a meraviglia, ricreando una fonte di suoni che avvolge e sostiene meravigliosamente il palcoscenico, trovando il suo apice nell'Intermezzo da manuale. Il merito di ciò va certo all'affiatamento generale, ma sopra tutto alla gestione musicale di Oksana Lyniv.

Una lettura musicale densa e rigorosa

Il maestro ucraino riesce ad evocare difatti un'atmosfera in cui tutto quadra perfettamente, dai fini dettagli strumentali alle scelte agogiche, dalla nitidezza del disegno complessivo alle sapienti sonorità. 

Un turbine di vibrante fraseggio orchestrale, fiorente di colori e di sfumature, in cui troviamo inaspettati agganci con quel Wagner che Puccini stava allora trascrivendo per l'editore Ricordi - vedi il ponderato e controllato uso dei leitmotiv. Uno sguardo prezioso su un finissimo orchestratore, che sapeva scrutare in avanti, e non solo alla sua contemporaneità. Risultando sotto i gesti di Lyniv mai lezioso, come spesso capita d''ascoltare, bensì motile, nervoso e guizzante. E a tratti persino inquieto.

Due debutti alquanto impegnativi

Erika Grimaldi debutta a Bologna nell'arduo ruolo di Manon, con risultati indubbiamente assai validi, pur se non veramente tutti entusiasmanti. Apprezzabilissima nel tragico finale, dove il saldo temperamento drammatico emerge in pieno; qualcosa meno nelle pagine precedenti, dove il soprano astigiano, pur reggendo senza difficoltà la difficile tessitura della parte, con vocalità salda e ben equilibrata fra registro medio e superiore, non pare centrare del tutto la superficiale volubilità del suo personaggio.

Luciano Ganci ci dà conferma, cimentandosi per la prima volta nell'impervia figura di Des Grieux, d'essere per natura un prestante interprete pucciniano. Ne siamo convinti sin da un Pinkerton che ce lo suggerì come tale, diversi anni fa: il timbro luminoso, la voce compatta e ben proiettata, che corre per la sala, lo squillo luminescente, l'accento incisivo – senza sottacere la padronanza tecnica - sorreggono a dovere questo suo esordio. Tardivo forse, ma quanto mai opportuno.

Un cinico giocatore di carte

Lo smaliziato Lescaut tocca a Claudio Sgura, pronto a scolpirne magistralmente il cinico carattere, sostenendolo con quella sua naturale dovizia di materiale, assai sonoro e ben timbrato; del pari, anche Giacomo Prestia infonde giusto rilievo ad un Geronte decisamente di lusso. Nelle parti di contorno Paolo Antognetti è uno scattante Edmondo; Bruno Lazzaretti risulta un eccellente Maestro di ballo; Aloisa Aisemberg delinea un aggraziato Musico. Costantino Finucci è il Comandante, Cristiano Oliveri il Lampionaio; Kwangsik Park si fa carico delle due sagome dell'Oste e del Sergente. Molto bene il Coro preparato da Gea Garatti Ansini.

Un palcoscenico dimensione 'cinemascope'

Cimentarsi sul palcoscenico del Comunale Noveau vuol dire affrontarne le smisurate dimensioni da cinemascope: parecchio più largo che alto, complicato da riempire. Federico Parolini vi inserisce una scenografia che sin dall'inizio rivela sotto la landa desolata della Louisiana, ponendovi sopra quanto man mano serve: tavoli e luci della taverna di Amiens, i lussuosi arredi del palazzo parigino, i bagagli dei partenti e la scaletta della nave a Le Havre. 

I bei costumi di Silvia Aymonino ci trasportano al tramontare dell'800, con furbeschi accenni alle ragazze dei tabarins parigini. Ottime le luci di Alessandro Verrazzi.

La regia, ortodossa e funzionale

Il regista Leo Muscato imposta una messinscena lineare, coerente, senza sbandamenti, con tanti personaggi messi a colmare l'enorme spazio disponibile. Uno spettacolo nel suo insieme valido, e che corre senza intoppi alla conclusione mantenendosi nella più stretta ortodossia. 

A tal proposito risulta indovinata, e con una propria logica, l'unica vera devianza dal testo che il drammaturgo pugliese si concede: vale a dire la sostituzione della lezione di ballo con una seduta fotografica, cadendo così a pennello sia il maquillage che la precede, sia le indicazioni «A manca! A destra! Un saluto! Attenta!».

Visto il 28-01-2024
al Comunale Nouveau di Bologna (BO)