Classica
MARTIN HELMCHEN

Martin Helmchen: la stella berlinese che brilla al pianoforte

Martin Helmchen
Martin Helmchen

La stella berlinese del pianoforte Martin Helmchen ha suonato per la prima volta nell’Aula Magna della Sapienza di Roma per l’Istituzione Universitaria dei Concerti. Grande interesse per l’artista che fa parlare di sé nel mondo musicale internazionale per le prestigiose collaborazioni con grandi orchestre e con famosi partners cameristici. 

Suggestivo e vario il programma presentato che ha permesso di apprezzare le grandi capacità tecniche dell’artista, ma anche la sua peculiare lettura delle opere. 


La Partita n.4 in re maggiore BWV 828 di J.S. Bach ha aperto il concerto. Si è subito posto il dilemma se le tastiere moderne siano adatte al carattere delle opere scritte per strumenti dell’epoca barocca, anche perché il bellissimo suono del pianoforte Fazioli usato da Martin Helmchen sembra essere naturalmente enfatico, lontano quindi dai suoni asciutti delle tastiere antiche. 

Il risultato è stato comunque di grande suggestione, la consueta successione delle danze della suite, con l’inserimento di un’Aria e di un Menuet conferisce al lavoro un carattere galante ben espresso dalla collaudata tecnica del giovane pianista.

Un prezioso pianoforte italiano 

Dove i preziosi suoni del Fazioli sgorgano naturali è nella seconda opera in programma, da Vingt Regards sur l’Enfant Jésus scritto nel 1944 da Olivier Messiaen, il XVI. Regard des prophètes, des bergers et des Mages, XI. Première communion de la Vierge e XIV. Regard des Anges.  

Profonda ispirazione religiosa e suggestioni esistenziali in un momento tragico della storia sono all’origine di quest’opera. Una vera e propria musica a programma con sonorità che descrivono lo stato d’animo di un credente coinvolto dai misteri della fede.  

Gli onnipresenti canti degli uccelli, gli scampanii, le escursioni nei registri estremi, i gocciolii sono gli artifici usati “…ho cercato qui un linguaggio d’amore misticopotente, tenero, talora brutale, in disposizioni multicolori…”. La tecnica funambolica e i suoni modernissimi di Martin Helmchen hanno reso fedelmente gli “sguardi” di Messiaen.

> GLI SPETTACOLI IN SCENA <


Dopo l’intervallo è la volta della Sonata in la maggiore D 959 di Franz Schubert, una delle ultime tre completate poche settimane prima della morte. Il clima è sereno, ma soprattutto nell’Andantino traspare un’atmosfera di rassegnata disperazione. Nello Scherzo si ritrova il clima viennese con la tipica cantabilità schubertiana, però attenuata da ombre incombenti. Il nostro pianista ne ha dato una interpretazione personale privilegiando i contrasti rispetto alla cantabilità, sarebbe interessante ascoltarlo con la musica di Liszt. 

Il pubblico dell’Aula Magna ha apprezzato la sua lettura e lo ha dimostrato con prolungati applausi ripagati con tre bis: un Preludio-Corale di J.S.Bach, La campanella da Paganini-Liszt e Vogel Als Prophet da Waldszenen di Robert Schumann. 

Visto il 06-11-2021