Bella serata cameristica al Teatro Argentina per la stagione dell’Accademia Filarmonica Romana con il grande violinista Maxim Vengerov accompagnato al pianoforte da Polina Osetinskaya. In programma due delle tre Sonate di Brahms, la Sonata per violino e pianoforte di Ravel , “Cantabile” e “I palpiti” di Niccolò Paganini.
Brahms e lo Stradivari
La prima Sonata per violino e pianoforte di Brahms è la op. 78 detta anche “Regensonate” per l’esplicito riferimento al tema di un famoso lied brahmsiano, il Regenlied (canzone della pioggia). Il violino romantico di questa sonata è introspettivo ed intimo, per il suo ruolo prevale la cantabilità mentre restano lontani artifici e virtuosismi, il pianoforte supporta discreto e complice.La Sonata op. 108 è caratterizzata invece da una scrittura brillante che coinvolge entrambi gli strumenti impegnati in un confronto dialettico che si stempera in affettuoso coinvolgimento nel bellissimo Adagio. I ruoli sono veramente paritari, nessuno dei protagonisti prevale. Si tratta di un lavoro di grande suggestione esecutiva, cavallo di battaglia di prestigiosi interpreti. Maxim Vengerov , con il suo mitico Stradivari ex Kreutzer, e Polina Osetinskaja lo hanno affrontato con disarmante disinvoltura lasciando che anche i passaggi più brillanti e impegnativi scorressero fluidi e naturali.
Un tormentato Ravel
La Sonata per violino e pianoforte di Maurice Ravel ha avuto una genesi tormentata, più volte rimandata la sua conclusione a causa dei frequenti episodi di depressione del compositore, finalmente vide la luce il 30 maggio del 1927 a Parigi con George Enescu al violino e lo stesso Ravel al pianoforte. L’Allegretto iniziale scorre luminoso nell’intreccio dei timbri contrapposti dei due strumenti, ma il tempo più conosciuto del lavoro è certamente il Blues, riconoscibilissimo ed assai in voga in quegli anni. Il tempo finale è un breve e virtuosistico Perpetuum mobile. La parte conclusiva del programma è per Paganini, Cantabile in re maggiore op.17 è un breve brano, pubblicato postumo, in cui prevale la melodia mentre restano lontani abbellimenti e virtuosismi, che sono invece presenti ne I Palpiti op. 13, tema con variazioni dalla notissima aria “Di tanti palpiti” dal Tancredi di Rossini. Qui i fuochi artificiali e le acrobazie tecniche di Vengerov stregano il pubblico che alla fine esplode in applausi ripetuti ed entusiasti. Generosa, ma un po’ scontata la sequenza di bis: Caprice viennoise e Tambourin Chinoise di Kreisler, la danza ungherese n. 2 di Brahms e Méditation da Thais di Massenet.