Chi non conosce “Mistero buffo” alzi la mano! Tutti, almeno una volta nella vita, hanno avuto l’occasione di vedere in teatro, televisione, dvd, squarci del celebre spettacolo di Dario Fo che gli è valso il nobel per la letteratura nel 1997. Mario Pirovano, fra le numerose giullarate in grammelot presenti nell’opera, ha scelto di rappresentare e portare in giro per l’Italia (e forse nel mondo) le quattro più famose: La resurrezione di Lazzaro, La fame dello Zanni, Bonifacio VIII e Il primo miracolo di Gesù Bambino.
L’attore afferma, nell’introduzione allo spettacolo, di essere stato folgorato dall’opera di Fo dopo averlo visto in un teatro di Londra, averlo seguito ed essere stato reclutato per collaborare con lui. Pirovano è diventato attore per caso, o per vocazione nascosta, e nell’intento di divulgare il teatro del suo maestro, ha votato la sua presenza sulle scene ai testi di Dario Fo.
Mario Pirovano è un grande autodidatta, capace di calcare il palcoscenico nudo, con uno sfondo nero, senza l’ausilio di nessuna scenografia, né musica, né effetto speciale, per più di due ore, introducendo ogni brano dell’opera con delucidazioni sull’argomento e collegamenti con la contemporaneità e interpretando tutti i personaggi presenti nelle giullarate – dai popolani che assistono con curiosità e un pizzico di incredulità alla resurrezione di Lazzaro, allo zanni, il contadino affamato in fuga dalle campagne della Repubblica di Venezia nel Cinquecento; dal perfido e vanaglorioso Bonifacio VIII con i suoi chierici, a Gesù bambino con i suoi compagni di gioco conosciuti in terra d’Egitto.
Se i monologhi introduttivi ci regalano qualcosa dell’uomo Pirovano, delle sue esperienze di vita, della sua capacità di coinvolgere nella rappresentazione il pubblico in sala, le interpretazioni delle giullarate sono una più che fedele imitazione di quelle ormai archetipiche di Dario Fo. Non solo le battute e il grammelot, ma ogni aspetto della messa in scena ricorda quella del maestro: le espressioni del volto, i gesti, il timbro della voce nella modulazione degli acuti e dei gravi, gli sguardi, le pose, le movenze.
Tutto richiama alla memoria Dario Fo e, talvolta, si ha l’impressione che il volto di Pirovano assuma perfino le fattezze che hanno reso l’attore premio Nobel inconfondibile. Quello presentato da Pirovano è uno spettacolo mosso da un intento quasi didattico, per permettere di apprezzare “Mistero buffo” nella sua versione originale a chiunque non ne abbia avuto la possibilità.
È uno spettacolo che soddisfa ogni tipo di pubblico: i neofiti che si avvicinano per la prima volta al testo, ma anche i cultori di vecchia data, che possono ritrovare nell’interpretazione dell’attore lombardo le straordinarie ispirazioni e la creatività sfrenata di Dario Fo.