E' una sfida divertente e difficile quella che raccoglie il regista Giorgio Gallione riadattando non uno, bensì due testi best seller dello scrittore Francesco Piccolo, rispettivamente Momenti di trascurabile felicità e Momenti di trascurabile infelicità, variazioni sul tema di intuizioni, guizzi, ma anche nevrosi e idiosincrasie che formano la tessitura del nostro vivere quotidiano.
Una sfida non banale in quanto la materia dei due testi, così immateriale, pulviscolare, indefinibile pare tutto fuorché adatta a essere portata sul palco: l'immateriale versus la materia, la corporea concretezza cui ci abitua il teatro. Eppure questi "momenti" si spalancano davanti a noi con il sipario, e in uno spettacolo tutt'altro che noioso.
Coppia, regia, ritmo
Dicevamo, la regia raccoglie questo compito arduo e si affida a pochi, ma significativi ingredienti vincenti: una coppia di attori rodati e amati dal pubblico, Maurizio Lastrico e Ugo Dighero, cui la lunga esperienza televisiva non ha certo tolto carisma e "mestiere" sul palcoscenico, una buona e interessante scelta di classici della canzone italiana per la colonna sonora (interessante il recupero di pezzi di De Gregori e Fossati anche non notissimi al grande pubblico) una scenografia semplice ma d'effetto, la cui componente "modulare" acquisirà un particolare significato solo alla fine.
In mezzo a questi elementi, i due protagonisti, recitano, o meglio, raccontano, dialogano con il pubblico, recuperando brani, aforismi, pensieri dai due testi di Piccolo. Interessante, in quest'ambito, il fatto che il "ritmo", o meglio l'aritmia dell'autore, sia stata filologicamente mantenuta con l'accostamento di brani di lunghezze diverse, dalle semplici "frasi" di poche righe a pezzi più strutturati e forieri di riflessioni: a titolo di esempio, viene in mente il bellissimo monologo sul film "Insonnia d'amore" o quello, commovente e politicamente scorretto, sul bambino "giapponese" in affido.
Momenti tutt'altro che trascurabili
Tra sketch, risate, qualche comprensibile malinconia, si dipana questo spettacolo, che fa della sua cifra stilistica la semplicità, ma non la banalità. Non mero teatro d'attore, né di narrazione, Momenti di trascurabile (in)felicità è un riuscito collage, forse un pastiche, in cui la materia spessa, fisica, rumorosa del teatro si fonde con quella minuta e nebulosa di un felice esperimento narrativo, ricordando appunto che, nel flusso quotidiano della vita si dipanano momenti tutt'altro che noiosi, tutt'altro che trascurabili; ancora, come scriveva secoli fa un grandissimo uomo di teatro, non ci caratterizzano cose importanti, speciali, ma semplicemente "siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni".